La strumentazione musicale dei Celti nell’Età del Ferro [Parte II: Hallstatt]

La strumentazione musicale nella cultura celtica dell’età del ferro:

La questione per il mondo celtico, rispetto al mondo classico, è differente!
Differente perché l’archologia celtica non gode delle stesse evidenze di cui gode qualla dell mondo greco-romano-etrusco: cioè, sostanzialmente, non sono stati ritrovati che pochissimi strumenti musicali e l’iconografia (statuaria in primis) non ci consegna che pochissime rappresentazioni di suonatori ed oggetti.
Le informazioni inerenti alla musica ed agli strumenti relative all’ambito celtico sono relativamente scarse rispetto alla mole del mondo classico: ad un discreto numero di rappresentazioni iconografiche e piccole figurine di suonatori tra l’Hallstatt finale (C2, D1 e D2, ovvero tra il 650 ed il 560) e del primo La Téne, segue un calo drastico nelle rappresentazioni  (autoctone) di suonatori nell’iconografia, ma un maggior numero di rappresentazioni di strumenti musicali appartenenti all’ambito bellico (chiaramente legato alla situazione di quasi perenne lotta cui erano sottoposti i popoli celtici) ed un buon numero di ritrovamenti archeologici ad essi legati.


Hallstatt:

Nel periodo denominato di Hallstatt, le fonti che ci permettono di avere una chiara idea di quelli che potevano essere gli strumenti musicali sono prevalentemente le raffigurazioni su vasi e la tereutica (arte della lavorazione del metallo); scarsi sono i bronzetti di suonatori ed assenti i reperti.

In alcuni vasi di terracotta provenienti dai tumuli Sopron-Varhely (Ungheria), datati alla fine del VII ac, sono rappresentate delle figure che paiono reggere in mano strumenti a corde, anche se la loro ermeneutica è tuttora dibattuta.
Su uno dei vasi, il cui tema è la tessitura (vi è raffigurato un grande telaio, a cui lavora una donna, affiancata da un’altra figura femminile con in mano una fuserola) è rappresentato un personaggio avente in mano quello che per alcuni è una lira per altri uno strumento per l’intreccio. Personalmente propendo per la prima versione. Esso è forse l’unica figura maschile della narrazione, in quanto non presenta attorno al capo i cerchiolini che invece appiono per le tessitrici.
Su un altro vaso è presente una narrazione più articolata, in cui stando alla studiosa Biba Terzan (specializzata proprio nella realtà muliebre dell’età del ferro) è rappresentato, assieme ad una scena di caccia al cervo ed ad un carro, un agone musicale tra due personaggi ‘armati’ di strumento a corde.

Ma le fonti iconografiche più ricche del periodo ci vengono dalla toreutica dell’arte delle situle, che ha il suo apice attorno al VI secolo.
Sulla situla Benvenuti, da Este, datata alla fine del VII aC, è rappresentato un suonatore di corno seduto su uno scranno pieghevole (modello etrusco?), attaccato da un guerriero armato di lancia:

Suonatori di siringa (il cosiddetto flauto di Pan) e di lira a 5 corde sono rappresentati sulla situla della Certosa (Bologna), datata VI secolo.

Sulla situla di Vace (datata V secolo), dalla Slovenia, compare un suonatore di siringa.

Suonatori di siringa anche nella cosiddetta situla di Providence.

Come si vede bene nelle immagini, i suonatori rappresentati sulle situle sono tutti seduti ad una sorta di banchetto.

Contemporanea ai suonatori delle situle è una statuetta bronzea di suonatore da Szàzhalombatta (Ungheria), datata VI a.C.
Sembra trattarsi di un aulos doppio e, nel caso, sarebbe l’unica rappresentazione dell’utilizzo di tale strumento nel mondo celtico prima di Roma. Personalmente vedo nei due strumenti una doppia tibia frigia.

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[ Articolo pubblicato il 08/10/09 e scritto da “Poetapunk” ]

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