Dall’antichità a Culloden.
Quando si parla di cornamuse la cosiddetta “parte del leone” la fa sicuramente lei, quella che è stata soprannominata “la nobile signora” e “la regina delle Highlands”: la Great Highland Bagpipe, in gaelico scozzese Pìob Mhòr, cioè la “Grande Cornamusa”. Si tratta naturalmente della cornamusa tipica delle Highlands scozzesi, sicuramente il tipo di cornamusa più diffuso al mondo, tanto da essere divenuta col tempo un’autentica icona delle cornamuse stesse. Fin qui immagino che siamo tutti d’accordo, ma cosa sappiamo di preciso a proposito della storia di questo strumento?

Secondo alcuni storici le cornamuse potrebbero essere giunte in Scozia al seguito dei Celti o dei Romani. Non dimentichiamo infatti che, sebbene i Romani non abbiano mai occupato a lungo la Scozia attestandosi più a sud lungo il Vallo di Adriano, qualche giro da quelle parti l’hanno fatto, eccome! Lo dimostrano per esempio i resti dei vari insediamenti ritrovati molto più a nord del Vallo di Adriano, tra i quali anche i residui di un forte situato appena fuori la città di Inverness, alle porte delle Highlands! Per non parlare ovviamente del Vallo di Antonino, posto a circa 160 km a nord del suo ben più famoso collega, indicativamente nella zona che collega le attuali città di Glasgow ed Edimburgo. Questo vallo venne utilizzato solamente per un ventennio, prima che i Romani decidessero che per loro era più pratico e conveniente ritirarsi sul Vallo di Adriano.
Purtroppo, in qualunque modo sia andata non abbiamo nessun tipo di prova circa la presenza delle cornamuse sul suolo scozzese in tempi così antichi. Il primo testo che ne parla risale infatti al 1396, ed è un resoconto della battaglia di North Inch of Perth, all’epoca appena combattuta. Pochi anni prima si trova un accenno a proposito delle cornamuse in territorio britannico nei “Racconti di Canterbury”, scritti da Geoffrey Chaucer a partire dal 1387 circa. In questo caso però si parla naturalmente dell’Inghilterra, non della Scozia. Inoltre, una controversa leggenda tramandata dal Clan Menzies vorrebbe che i resti di una cornamusa tuttora in possesso di tale clan risalgano almeno al 1314. Secondo la tradizione, si tratterebbe infatti di una cornamusa che venne suonata durante la battaglia di Bannockburn, combattuta appunto nel 1314. In questo caso però siamo ovviamente del tutto nell’ambito delle leggende, non di certo di fronte a inconfutabile verità storica. Pur non essendo stati fatti studi scientifici specifici, lo strumento in questione sembra in realtà di costruzione decisamente molto più recente, e il suo aspetto tutto è tranne che medievale.

Al XV secolo risale invece la prima fonte iconografica scozzese: si trova nella celeberrima Rosslyn Chapel, costruita tra il 1456 e il 1460 e situata a Roslin, piccolo borgo poco a sud di Edimburgo. Qui, sul capitello di una colonna, è stata scolpita la figura di un angelo intento a suonare proprio una cornamusa. In ogni caso, almeno fino al XVII secolo, anche le fonti iconografiche che testimonino la presenza delle cornamuse in Scozia sono piuttosto scarne. Basandoci sull’iconografia, le poche cose che sappiamo di quel periodo riguardano principalmente la struttura dello strumento, che almeno fino alla metà del XVII secolo presentava un solo bordone. Nella seconda metà del XVII secolo pare sia stato aggiunto il secondo bordone e pochi decenni dopo, agli inizi del XVIII, il terzo, dando così allo strumento un aspetto simile a quello attuale.
Anche la cornamusa dell’angelo raffigurato nella Rosslyn Chapel presenta un solo bordone, al pari delle altre cornamuse raffigurate nell’arte medievale di vari paesi europei. Inoltre, sembra che almeno fino al XII secolo le cornamuse europee fossero del tutto sprovviste di bordoni: l’aggiunta sarebbe stata fatta tra il XIII e il XV secolo, sicuramente con modi e tempi diversi tra un Paese e l’altro. Non è nemmeno impossibile che la Scozia, data la sua posizione geografica “ai confini del mondo”, sia stata tra gli ultimi Paesi ad adottare la novità, per quanto ne sappiamo.
Le poche altre cose che sappiamo prima del XVII secolo riguardano il fatto che ogni capoclan aveva alle proprie dipendenze uno o più piper professionisti, il cui unico compito era quello di accompagnare con la propria musica ogni aspetto della vita del clan. Spesso questo ruolo, che corrispondeva a un vero e proprio titolo, era ereditario, e il piper veniva considerato secondo solo al capoclan nella scala gerarchica! Si ebbero così vere e proprie dinastie di piper ereditari. Un celebre esempio è rappresentato dalla famiglia MacCrimmon, pipers del Clan MacLeod of Skye. I MacCrimmon ebbero un ruolo fondamentale nello sviluppo della musica per cornamusa in senso moderno almeno a partire dal XVII secolo, se non da prima, e sono anche legati a doppio filo alla nascita del Piobaireachd. Altre famosissime dinastie di piper furono i MacArthur del Clan MacDonald of Sleat, i MacGregor del Clan Campbell of Glenlyon e i Rankins del Clan MacLeans of Coll, Duart and Mull.

A partire dal 1746 si ebbe una svolta decisiva, purtroppo in senso negativo: dopo la disastrosa sconfitta dell’esercito giacobita sul campo di battaglia di Culloden Moor, vicino a Inverness, gli inglesi vietarono agli scozzesi di far uso di qualunque cosa riguardasse la loro identità nazionale. Furono quindi banditi il tartan e il kilt, fu vietato portare armi e, ovviamente, anche la cornamusa venne messa al bando, fatta eccezione per i reggimenti scozzesi inquadrati nell’esercito britannico. Fu l’inizio della fine per il sistema dei clan!
[ Articolo pubblicato il 28/08/19 e scritto da Ottavio Gusmini ]
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