Tecnicamente parlando la cornamusa scozzese, o per meglio dire la Great Highland Bagpipe (in seguito GHB) per distinguerla dalle altre cornamuse originarie della Scozia, è un aerofono a sacco ad aria calda. In parole semplici tutta questa tiritera vuol dire che il suono viene ottenuto sfruttando la riserva d’aria immagazzinata in una sacca, nella quale l’esecutore soffia tramite un bocchino, spesso chiamato anche insufflatore, in inglese “blowpipe”. Alla base del blowpipe viene posta una valvola di non ritorno, che impedisce all’aria di tornare nella bocca dell’esecutore, rendendo praticamente impossibile il suonare.
Il fatto che la GHB sia considerata ad aria calda deriva proprio dall’uso del fiato, chiaramente caldo, cosa che la differenzia da quelle cornamuse che vengono invece suonate servendosi di un mantice, che ovviamente immette aria a temperatura ambiente per cui al contrario questi strumenti sono detti ad aria fredda. L’uso della sacca, nella cornamusa scozzese come del resto in tutte le cornamuse e anche nelle “cugine” zampogne, consente di ottenere due risultati. Anzitutto dona allo strumento un suono continuo, non interrotto dalla necessità di respirare, dal momento che la sacca come dicevo funge da riserva d’aria mentre l’esecutore inspira. Inoltre proprio grazie alla sacca è possibile dare aria a più canne contemporaneamente, canne che assumono nomi diversi in base alla loro funzione.

2. Insufflatore (Blowpipe)
3. Chanter
4. Bordoni tenori (Tenor Drones)
5. Bordone basso (Bass Drone)
6. Corda
7. Stock
Sfruttiamo allora l’immagine qui a sinistra per imparare a conoscere le varie componenti della GHB. Oltre ai già citati sacca (1) e insufflatore (2) abbiamo la canna sulla quale viene suonata la melodia, in inglese detta “chanter” (3). Abbiamo poi i tre bordoni, dei quali due tenori (4) e un basso (5), che hanno il compito di fornire al chanter una nota fissa d’accompagnamento. Come potete notare dall’immagine, i bordoni sono legati con una corda (6) che impedisce loro di cadere, dal momento che soltanto il basso appoggia sulla spalla dell’esecutore. Per chi mastica un po’ di teoria musicale, il chanter è intonato su una scala di Sib misolidia, una scala modale che di fatto è una scala maggiore con il settimo grado abbassato, però molto crescente rispetto all’intonazione standard occidentale. Infatti il Sib è a circa 480-485 Hz, contro i 466 Hz che si avrebbero con l’intonazione data dal La a 440 Hz. Esistono tuttavia chanter intonati più bassi, che permettono di suonare con altri strumenti, cosa quasi impossibile con l’intonazione normale. Riguardo i bordoni, i due tenori sono intonati un’ottava sotto la fondamentale del chanter, mentre il basso due ottave sotto. Sia i bordoni che il chanter e l’insufflatore vengono innestati nella sacca grazie agli stock (7), parti in legno fissate saldamente alla sacca per permettere una tenuta stagna, quindi senza perdite di aria che costringerebbero l’esecutore a un eccessivo sforzo fisico.

Il suono viene prodotto grazie all’utilizzo di ance battenti, dispositivi che, vibrando grazie alla pressione del fiato, mettono in oscillazione la colonna d’aria all’interno delle canne, creando così il suono. In base al tipo di canna queste ance possono essere semplici, come accade nei bordoni, oppure doppie, come accade invece nel chanter. Tutte le ance sono inserite nella parte terminale dello strumento, per intenderci quella che entra negli stock e quindi indirettamente nella sacca, pur rimanendo leggermente esterne ad essa. I materiali con i quali vengono costruite le ance si sono evoluti nel tempo: tradizionalmente, sia quelle del chanter che quelle dei bordoni venivano realizzate in canna comune (Arundo donax). Al giorno d’oggi sono disponibili però anche ance costruite con vari materiali sintetici. Tuttavia, mentre per i bordoni si sono ottenuti ottimi risultati qualitativi per cui risulta molto più conveniente utilizzare le ance sintetiche, che sono molto più stabili e facili da gestire rispetto a quelle tradizionali, per il chanter si continuano a preferire ance in canna, che garantiscono un suono molto più bello e caldo di quelle sintetiche finora prodotte. Nelle fotografie qui a lato e sotto potete vedere vari esempi di ance, e come queste vengono innestate sullo strumento per poi essere inserite negli stock.
Vari set di ance per bordoni. A sinistra un set tradizionale in canna, mentre gli altri tre sono realizzati con differenti materiali sintetici Ance dei bordoni pronte per essere inserite negli stock
Per finire, parliamo dei materiali usati nella costruzione delle GHB. Tradizionalmente questi strumenti venivano realizzati sfruttando legni reperibili sul posto, come agrifoglio, bosso e maggiociondolo, mentre le sacche erano ricavate dalla pelle di pecora. Oggi le cose sono un po’ cambiate: si continua a usare la pelle di pecora per la produzione di alcune sacche, affiancata però da altri prodotti di più facile manutenzione, come le sacche in tessuto sintetico oppure miste tra tessuto e pelle bovina. Il legno più utilizzato attualmente è invece l’African Blackwood (Dalbergia melanoxylon), un legno molto duro e resistente all’umidità. Nel caso lo si desideri non è però impossibile scegliere di farsi fare uno strumento con altri legni, magari più tradizionali: è sufficiente infatti contattare un artigiano, snobbando la produzione industriale ma ovviamente pagando di conseguenza, anche in termini di tempi d’attesa. Accanto alle cornamuse in legno stanno inoltre prendendo sempre più piede strumenti realizzati in materiale plastico, adatti specialmente ai principianti dato il costo più contenuto, la minore delicatezza e la ridotta manutenzione. Indubbiamente quasi tutti gli strumenti in legno sono di qualità più elevata rispetto a quelli in plastica. Tuttavia devo dire che la qualità del suono non è affatto male nemmeno negli strumenti sintetici, al punto che se la scelta, dettata magari dal budget ridotto, fosse tra uno strumento in legno di bassa qualità e uno strumento sintetico, quest’ultimo sarebbe sicuramente da preferire.
Un discorso a parte va fatto per i chanter. Normalmente tutte le pipe band e anche molti solisti preferiscono usare chanter sintetici, in polypenco, mentre i chanter in legno rimangono la scelta primaria solamente per un numero abbastanza ristretto di solisti. Se è vero infatti che il chanter in legno ha indubbiamente un suono più bello e più caldo rispetto a quello in materiale plastico, rimane però uno strumento di difficile accordatura. Data la natura del legno i chanter in questo materiale sono molto soggetti a cambi di intonazione in base alle condizioni ambientali, cosa che li rende inadatti ad esibizioni di una certa durata, pena il dover riaccordare lo strumento in continuazione. Gli sbalzi di temperatura e di umidità sono infatti grandi nemici della stabilità di intonazione, non solo per le cornamuse ma un po’ per tutti gli strumenti acustici, specie per quelli a fiato, anche se le cornamuse purtroppo risentono del problema molto più di altri strumenti.