San Galgano: un’intepretazione suggestiva.

Tutti noi conosciamo il mito di Excalibur, la leggendaria spada nella roccia che designò il destino dello scudiere Artù. Ma forse non tutti sanno che l’unica spada nella roccia di cui sia stata documentata l’esistenza è in Italia, e precisamente all’interno dell’Abbazia San Galgano, in Toscana. 

L’abbazia di per sé possiede un fascino unico, con il suo tetto scoperchiato ed il pavimento d’erba verdissima. Sull’autenticità della spada (cioè sul fatto che non sia frutto di un falso storico o di un abile artigiano dell’epoca) non ci sono dubbi: quella spada non si capisce come abbia fatto ad essere conficcata così saldamente in una roccia. 

Quando la spada di Galgano divenne parte della pietra (metà del 1100) l’epopea arturiana era ai suoi inizi, anzi addirittura non era ancora nata: la storia di Galgano precede di ben 20/25 anni la compilazione della primissima versione del ciclo del Graal, stilata da Chrétien de Troyes. Pertanto anche l’ispirazione non è da ricondursi ad un folclorico richiamo alla nobiltà bretone: la spada di San Galgano era già lì, a testimonianza forse di un miracolo, e di certo di un mistero.

Galgano Guidotti, nasce nel 1148 a Chiusdino da una famiglia di nobile lignaggio. Qui deciderà di diventare cavaliere e per alcuni anni seguirà la via delle armi. Torna a Chiusdino in seguito ad un sogno mistico, in cui gli appare San Michele (o – secondo altri – un arcangelo). Dopo aver vissuto una vita non troppo virtuosa, a seguito del sogno decide di diventare eremita: rinuncia alla guerra e pianta la spada nella roccia adorandola come croce (secondo altri è lo stesso arcangelo a scagliare la spada nella roccia trasformandola in croce). 

 Per undici mesi compie miracoli: di questi prodigi non ci è dato sapere nulla, ma pare avessero una valenza più naturalistica che religiosa: si parla di alberi morti che rifioriscono, di animali malati che guariscono e di tante altri fenomeni più tipici del druido che del santo. 

Nel corso di questi pochi mesi Galgano incontra anche Papa Alessandro III, che lo invita a costruire un’abbazia vicino al suo eremo. L’eremita morirà di stenti il 3 dicembre del 1181 nel corso di una gelida notte, passando il testimone a San Francesco, nato da pochi mesi. Sulla sua santità non vi fu mai dubbio, tanto che a soli 4 anni di distanza dalla sua morte già cominciò il processo di canonizzazione, di cui però – purtroppo – ci resta soltanto una trascrizione quattrocentesca. Il processo, ad ulteriore prova della santità, durò solo 3 giorni. 

Del santo ci resta solo la testa, che è custodita nel reliquiario della chiesa di Chiusdino. Sul teschio si diceva crescessero capelli biondi, tanto da assumerlo a protettore dei calvi. Non si sa dove sia stato disperso il corpo, che si dice seppellito “accanto alla spada”. 

Scavi nella Rotonda, agli inizi del secolo, hanno rinvenuto una piccola scatola di piombo sulla quale figurava l’indicazione “ossa di san Galgano”. Ma in essa si trovavano solo alcuni pezzi di legno. Esistono tuttavia due mani mummificate che si trovano nell’adiacente cappella affrescata dal Lorenzetti, ma finché non si effettuerà l’esame del DNA non sarà possibile sapere se appartengono alla stessa persona. 

GALGANO E I CELTI 

La frettolosa beatificazione ha tutta l’aria di un “coperchio” messo su un movimento ed un personaggio che le gerarchie dell’epoca dovevano avvertire essere in odore di eresia. 

Non a caso Galgano per alcuni anni fu innalzato a patrono della stessa Siena, per poi tornare nel dimenticatoio e nell’incertezza del mito. Probabilmente culti pagani (celtici?) dovevano subito essere inglobati nel culto cristiano, a costo di santificare il loro stesso simbolo (così come avvenne con Santa Brigida – la Brigit celtica – o per le principali festività celtiche). 

Esistono chiari segni e prove della “celticità” del luogo:

1) Il più antico nome di Montesiepi era Cerboli (il cervo è un animale totemico celtico come dimostra il nome del dio Cerumno). 
2) Vicino a Montesiepi v’è il paesino di Brenna (Brenno era il re dei galli, Bran era l’eroe fondatore celtico e il brenna era l’esatto nome del principale sacrificio umano usato dai druidi consistente nell’annegamento rituale della vittima designata. 
3) L’immagine della volta dell’Eremo dipinta a cerchi concentrici bianchi e neri (richiama decorazioni di origine celtica). 
4) Galgano è stato forse resuscitato nell’epopea arturiana attraverso il personaggio di Galvano. 

BREVE STORIA ARCHITETTONICA

Nucleo originario: eremo romanico di Montesiepi (1182-1185). Eretto come mausoleo del giovane santo eremita pochi anni dopo la sua morte ed ispirato a Castel S.Angelo e al Pantheon di Roma. Il punto distintivo, rispetto alle costruzioni del tempo, è la “Rotonda di San Galgano”, con pianta circolare (quasi unica dato che all’epoca la circolarità era associata al Maligno) che ospita la tomba del santo e la spada nella roccia. La cappella è costruita usando file di pietra bianca alternata a strisce in mattoni e anche nella cupola continua l’alternanza bicroma che qui crea un’immagine con una sensazione d’infinito. La Rotonda che vediamo oggi è il frutto di un sapiente restauro del 1924, che ha riportato la Rotonda al suo aspetto originario. 

Abbazia: I cistercensi stessi iniziano nel 1227 la costruzione dell’abbazia, che terminerà nel 1288. La struttura ed i fregi sono tipicamente gotici, ed il rosone che domina la navata principale sta lì proprio a ricordarcelo. L’abbazia ha pianta a croce latina a tre navate, ricca di capitelli intarsiati, chiostro, sala capitolare, campanile etc. 

L’ordine dei cistercensi è storicamente il più grande nemico dell’ordine del tempio (i Templari). È solo un caso che la costruzione venne affidata a loro o c’era dietro un chiaro intento di insabbiare qualcosa che si stava scomodamente manifestando ed organizzando in quella zona? Non dimentichiamo a tale proposito che il ciclo di Artù, nella fase della ricerca del Santo Graal, è strettamente connessa ai Templari. 

1340 fu iniziata La cappella sul lato nord, affrescata dal Lorenzetti, risale al 1340. 

Già dalla metà del 15 secolo inizia il rapido decadimento dell’abbazia: nel 1550 i monaci erano ormai solo cinque, nel 1600 un solo vecchio e indigente monaco viveva fra le sue mura, ormai in rovina. 

Il 6 gennaio 1786 il campanile, alto 36 metri, crollò travolgendo buona parte del tetto. Nel 1789 la grande chiesa fu del tutto abbandonata divenendo così un’enorme cava di pietre e colonne per i paesi della zona. 

COME RAGGIUNGERE l’abbazia di San Galgano e l’eremo di Montesiepi?

Fra Chiusdino e Monticano, borghi medievali in provincia di Siena, si stende la valle del fiume Merse.

1) Da Firenze: seguire la superstrada FI-SI; uscire a San Lorenzo a Merse; proseguire poi verso Monticano. Lungo la strada seguite i segnali turistici per l’abbazia di San Galgano. 
2) uscita Siena; seguire la SS73 fino all’abbazia di San Galgano.

[ Articolo pubblicato il 22/02/06 e scritto da “Drugo” ]

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