Le tavolette di defixio

La pratica di defixio, sono incantamenti scritti con invocazione a una o più divinità  diffusi in Gallia, molto interessanti sia perché rappresentano una forma di magia praticata dai celti (anche se l’origine è greca), a carattere personale e non religioso “sociale” di cui abbiamo parecchi esempi concreti, sia perché  a mio avviso hanno parecchia attinenza con l’utilizzo possibile che si poteva fare degli Ogham in ambito insulare.

I defixio, che letteralmente vuol dire “inchiodare”, “fissare a terra” “trafiggere”, furono importati dai coloni greci, si sono in seguito diffuse con l’espansione dell’Impero romano sul territorio gallico. Le regioni mediterranee e in generale la Gallia meridionale presentano un notevole numero di queste tavolette magiche. Ma questo tipo di materiale è attestato in tutta la Gallia (anche se per l’Armorica attualmente mancano informazioni).Nonostante la maggior parte dei reperti sono datati dal I secolo d.C. in poi, quindi durante il primo periodo imperiale, abbiamo ritrovamenti che partono dal IV° sec. a.C. con la presenza delle colonie greche; tutto ciò  rende la pratica magica delle tavolette di defixio interessanti per noi in quanto se pur originarie di altri popoli (comunque attigui) fu ben presto assorbita e largamente utilizzata nella cultura gallica. Altri fattori che dimostrano come tale pratica venne adottata dai galli sta nel fatto che la loro diffusione sul territorio è ampia, dai grandi centri urbani romanizzati ai villaggi agricoli periferici; l’utilizzo della lingua, si trovano tavolette scritte totalmente in latino, totalmente in gallico e entrambe le lingue sulla stessa tavoletta (le più diffuse), mentre nelle zone più meridionali della Gallia si trovano tavolette scritte in greco/gallico. Non mancano tavolette redatte con termini di origine orientale quali il copto, l’egiziano o dei segni cabalistici più ambigui e difficilmente identificabili.  Importanti per capire il loro utilizzo, la credenza che vi sta alla base e la loro diffusione nelle Gallie, sono le divinità invocate sulle tavolette. Tra quelle con invocazione a divinità romane abbiamo Plutone e Proserpina, divinità ctonie che presiedono il regno dei morti. Tra le divinità galliche, invocate con nomi a carattere particolarmente territoriale, prova di quanto questa pratica fosse radicata, abbiamo Adsasgona o Adsagonda Dea degli Inferi che viene implorata affinché venga riportata giustizia, Antumnos, divinità del mondo sotterraneo, Bregissa e Branderix (Bricta) che significa “brillare, illuminare” e che si utilizza normalmente per le formule magiche o per i sogni. Può essere tradotto anche con “la magica”. Branderix, può essere un’evoluzione particolare di “brano”, il corvo. Abbiamo quindi qui il personaggio mitico del “re dei corvi”, un dio infero presente nelle leggende medievali; Maponos arueiiatis (Mabon con l’epiteto di “il fornitore o l’arverno), le Niskes, Dee o ninfe delle fonti.

Infine, le tavolette ritrovate a Autun, Bouchet e Mondragon, sembrano assolutamente particolari in quanto menzionano tre divinità di origine straniera, addirittura orientale: Abrasax, Damnameneus e Sabalthouth. Il primo è secondo la guematria corrisponde al numero 365, assimilato all’anguipede (serpente dotato di gambe) delle gemme e degli intagli magici.Sarebbe apparentato con Seth e vicino a Danmaneneus; il che gli conferisce un valore d’immortalità e la padronanza del fulmine. Quanto a Sabalthouth può essere senza dubbio assimilato a Sabaoth, Dio delle armi, che nella gnosi ebraica è talvolta considerato come la contrazione di seba oth. Secondo Gérard Freyburger, “la magia vista dai romani stessi consisteva nella pronuncia di formule magiche, volte a nuocere, al di fuori dei canoni della religione ufficiale”, ma anche se questo è l’utilizzo più diffuso non è l’unico scopo.In particolare ci sono le defixiones. Molto spesso queste tavolette di defixio, (katadesmos in greco), sono dei piccoli testi, scolpiti su un sottile foglio di piombo nella maggior parte dei casi; un metallo che presenterebbe, per alcuni, numerosi accostamenti con il mondo ctonio. Anche se questa teoria tende ormai ad essere messa in discussione, anche grazie alla presenza attestata di altri materiali quali il bronzo, il marmo, il legno o anche la cera. Queste defixio sono formule di incantamento che il più delle volte mirano a nuocere ad un nemico, far perdere l’avversario un processo e influenzare i giudici una richiesta di vittoria o impedire la vittoria dell’avversario e tante altre simpatiche motivazioni atte a danneggiare un avversario, ma anche , premunirsi contro i ladri, e a proteggere l’ambiente privato.
Ne esistono anche altre tipologie con finalità di protezione contro la cattiva sorte, chiamate filatterii. Destinati ad essere portati quotidianamente, messi dentro un tubicino di bronzo e portoti attorno al collo, questi filatterii dovevano portare prosperità e ricchezza ai loro detentori. Ma dove venivano collocate le tavolette di Defixio? Si può constatare che la maggioranza di esse è stata ritrovata in luoghi di carattere funerario,sembra ormai stabilito che le tombe erano dei luoghi privilegiati per la pratica dell’ incantamento con defixio, la sepoltura sembrava il luogo favorito per questo contatto con le divinità ctonie. il che rende chiaro che ricercavano “il contatto con il mondo sotterraneo”, e i morti nelle loro tombe costituivano i mediatori preferiti e naturali. Ma i cimiteri e le tombe non sono gli unici luoghi, la presenza di luoghi di deposito come gli acquedotti, i pozzi, le fontane o anche le terme; le credenze dell’epoca rendevano questi luoghi assolutamente propizi per entrare in contatto con le divinità ctonie. L’acqua sembra essere un vettore essenziale dell’incantamento. In effetti talvolta la fonte zampillante o il corso d’acqua avevano il potere di trasportare il male attraverso il loro corso. Questi luoghi non sono affatto minori e giocano un ruolo altrettanto preponderante delle sepolture nella pratica dell’incantamento con defixio. Altro luogo di ritrovamenti sono i templi abbandonati; anche se il tempio non era più in uso il luogo rimaneva pur sempre sacro e se era consacrato a divinità ctonie era considerato un ottimo posto. Mentre per tavolette di defixio ad uso protettivo vi sono ritrovamenti in ambito domestico, come è normale che sia se lo scopo è proteggermi dall’intrusione di ladri o da calamità naturali.  Un ampio e completo articolo dell’archeologa francese Claire Gaillet e integralmente tradotto da Mikayla lo potete trovare qui: http://www.nemetonruis.com/defixio/defixio1.htm

[ Articolo pubblicato il 22/04/08 e scritto da Andrea “Asgard” Zuin ]

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