Stonehenge secondo Ecateo e Diodoro Siculo

Le prime notizie intorno alle attività legate all’Astronomia e portate avanti dai Druidi le dobbiamo ad Ecateo.
Nato intorno al 560 a.C., Ecateo apparteneva all’alta aristocrazia di Mileto. Erodoto, fonte primaria per la sua biografia, riferisce (II, 143) che intraprese vari viaggi, tra cui uno in Egitto, dove ebbe un incontro con la casta sacerdotale ed iniziò a pensare in termini razionali a quella che per i Greci era la storia sacra, ossia il mito. Fu anche influente uomo politico. Morì attorno al 480 a.C.

In tale contesto è interessante riportare le sue considerazioni, trascritte da Diodoro Siculo [nato ad Agirio (oggi Agira, in provincia di Enna) e perciò detto oggi “Siculo” per antonomasia, intraprese vari viaggi, soggiornando tra l’altro ad Alessandria per comporre la sua opera storica, redatta tra il 60 ed il 30 a.C. Da cenni che egli fa su Augusto, si presume che Diodoro sia morto intorno al 20 a.C.] (Biblioteca storica, Diodoro Siculo, libro II, 47):

 47. “Dal momento che abbiamo riservato una descrizione alle parti dell’Asia rivolte a nord, crediamo che non sia fuori luogo trattare le storie che si raccontano a proposito degli Iperborei.
In effetti, tra coloro che hanno registrato gli antichi miti, Ecateo e alcuni altri affermano che nelle regioni poste al di là del paese dei Celti c’è un’isola non più piccola della Sicilia; essa si troverebbe sotto le Orse e sarebbe abitata dagli Iperborei, così detti perché‚ si trovano al di là del vento di Borea. Quest’isola sarebbe fertile e produrrebbe ogni tipo di frutto; inoltre avrebbe un clima eccezionalmente temperato, cosicché‚ produrrebbe due raccolti all’anno. Raccontano che in essa sia nata Leto: e per questo Apollo vi sarebbe onorato più degli altri dei; i suoi abitanti sarebbero anzi un po’ come dei sacerdoti di Apollo, poiché‚ a questo dio si inneggia da parte loro ogni giorno con canti continui e gli si tributano onori eccezionali. Sull’isola ci sarebbe poi uno splendido recinto di Apollo, e un grande tempio adorno di molte offerte, di forma sferica”

Diodoro Siculo aggiunge:
“Essi [gli abitanti] dicono che la Luna vista da questa isola pare rimanere molto prossima alla terra e che mostra montagne che si possono osservare con semplice vista.
Si dice che il dio visita l’isola ogni 19 anni, periodo nel quale si realizza la stessa volta celeste e la medesima situazione in cielo, e per questo il periodo di 19 anni è chiamato dai Greci anno di Metone. Nel momento della apparizione del dio tocca l’orizzonte e danza tutta la notte dall’equinozio di primavera alla salita delle Pleiadi…”.

Molti autori ritengono che “il testo si riferisce sicuramente ai Celti (gli Iperborei) essendo datato 300 a.C. e l’isola potrebbe essere la Britannia”, inoltre “qualcuno ha proposto Stonehenge per il tempio ..”
(Adriano Gaspani e Silvia Cernuti – L’astronomia dei Celti – “Stelle e misura del tempo tra i Druidi” – Keltia edizioni).

In tale contesto, appaiono interessanti le constatazioni di Venceslas Kruta:
“Si deve menzionare il legame, in apparenza molto stretto, attestato in Irlanda fra costruzioni a probabile destinazione astronomica, siano esse megalitiche o più recenti, e il mondo mitologico dei testi. Dimore di dei trasformati dai monaci cristiani in personaggi leggendari erano i luoghi principali della topografia sacra dell’isola” (pag. 535 La religione, in I celti, Aa.Vvv. Bompiani 1991).

E, sempre lo stesso autore, aggiunge (ibidem, pag. 535):

“L’esempio più spettacolare, rivelato grazie a scavi recenti, è quello del leggendario sito di Emain Macba, l’attuale Navan Fort nei pressi di Armagh. La cinta circolare di questa pretesa residenza dei mitici re dell’Ulster racchiudeva uno straordinario monumento circolare di legno di una quarantina di metri di diametro, che pare sia stato bruciato e seppellito intenzionalmente sotto un tumulo. Purtroppo niente ci permette di determinare il significato di quello strano rituale ne di individuare il nome della divinità in questione.
I siti dei santuari celtici scoperti sul continente non conservano neppure più il ricordo deformato della loro inserzione nel tessuto mitologico. Nella loro anonimità, essi rivelano le vestigia dei sacrifici rituali, ma mute sul loro significato e sugli dei a cui i sacrifici venivano offerti”.

Come ha scritto l’archeologo inglese T.D. Kendrick (I segreti del druido, Milano 2001, pag. 152):
“Se i megaliti in India, nel Pacifico e in Giappone non possono essere druidici, non per questo non possono esserlo i megaliti inglesi”.
E sempre lo stesso autore aggiunge (ibidem, pagg. 176-177):
“La ricerca fin qui condotta ha rivelato che i templi dei druidi erano in realtà i boschi, tranne nel caso in cui la mancanza di un luogo naturale adeguato, o la graduale influenza della civiltà romana, spinsero i sacerdoti a trasformare i boschi in monumenti. Stonehenge è stato considerato l’esempio più importante del livello raggiunto dai druidi come costruttori di templi, ma io non penso che essi abbiano mai eretto un cerchio di pietre del tipo tradizionale. Per quanto riguarda i megaliti, infatti, la conclusione a cui si è giunti è che i cosiddetti altari fossero in realtà tombe, opera, nella quasi totalità, di una civiltà molto anteriore a quella druidica; mentre alcuni dei cerchi di pietra, o templi, erano anch’essi spazi di sepoltura delle stesse popolazioni, o strutture apparentemente costruite per scopi che noi non conosciamo.
TUTTAVIA, abbiamo anche constatato che alcune tombe megalitiche e alcuni cerchi di pietre erano quasi certamente noti ai druidi, poiché non furono mai abbandonati dalla popolazione autoctona fino all’età del ferro. E se è così, si può ragionevolmente ipotizzare che i druidi si siano appropriati di alcuni cerchi per le proprie cerimonie. È questo il massimo che si possa dire a favore dell’opinione popolare sui resti megalitici”.


Conclude T.D. Kendrick (ibidem, pagg. 193-194):
ritengo “che l’attuale tempio di Stonehange sia druidico, vale a dire consacrato al druidismo” (non costruito)
“… quanto ai cerchi di pietre, riconosco … che in alcuni casi qualcuno di loro sia stato utilizzato in funzione di tempio dopo la diffusione del druidismo …
… appare un poco più probabile che alcuni cerchi di pietra in Irlanda siano stati veramente luoghi di culto degli antichi druidi …”

Queste considerazioni, questi rilievi, a metà tra l’archeologia e la letteratura classica, offrono non pochi indizi idonei a ritenere che il grande monumento megalitico di Stonehenge, certamente eretto da popolazioni non celtiche, fu utilizzato ritualmente dai druidi.

Questi ultimi, poi, forse apportarono anche qualche modifica costruttiva nella fase finale dell’edificazione dello stesso. E qui, su questa base storico-archeologica, si innesterebbero poi le tradizioni e le leggende che collegano Stonehenge al druida dei celti del Galles, Merlino, il sapiente-veggente dell’epoca di Re Artù.

[ Articolo pubblicato il 22/02/06 e scritto da “Myrddin-Merlino” ]

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