
Nell’ autunno del 1845 l’Irlanda superava gli 8 milioni di abitanti. Molti di loro vivevano in assoluta povertà e si guadagnavano a malapena da vivere con piccoli appezzamenti di terreno. La fame non era una novità per le famiglie contadine: le patate erano l’ortaggio più coltivato e, più di una volta, grandi parti dei raccolti erano andate perdute. Tuttavia, questi episodi erano di breve durata e si presentavano in un ristretto numero di contee.
La Grande Carestia (meglio conosciuta come The Great Famine) durò dal 1845 al 1848 e coinvolse l’intera isola. La causa fu una malattia fungina che faceva marcire le patate ancora nel terreno, provocando un fetore terribile. Più della metà del raccolto del 1845 andò perduto. Nel 1846 fu un fallimento totale.

Sir Robert Peel, il Primo ministro britannico, nominò una commissione per indagare sul problema, ma gli scienziati non riuscivano a spiegare la malattia, tanto meno a trovare una cura. Peel introdusse delle misure di soccorso. Nel novembre del 1845, il governo spese 100.000£ per comprare cereali dall’America, nella speranza di tenere bassi i prezzi del cibo in Irlanda. Nominò una commissione di soccorso che iniziò a formare comitati per raccogliere denaro e distribuire cibo e, nel 1846 a Westminster, riuscì a far abrogare le leggi protezionistiche sui cereali. Questo aprì la prospettiva di importi dall’America a basso prezzo.

Ma il nuovo governo Whig, diretto da Lord John Russell, credeva nel libero mercato e fu felice di lasciare le scorte di cibo ai mercanti privati. Tuttavia, i contadini irlandesi non erano abituati ad un economia del denaro, in quanto lavoravano tradizionalmente per un proprietario terriero in cambio di un appezzamento in cui coltivare patate. Il governo sperava che i proprietari irlandesi avrebbero mostrato maggior responsabilità per il benessere dei loro affittuari, ma molti di loro già erano in rovina. L’aiuto più considerevole venne dato dalle “soup kitchens” (letteralmente “cucine per la minestra”, delle mense popolari, ndt), originalmente organizzate da enti quali la “Society of Friends”.
Oltre alla carestia in sé, anche il tempo atmosferico contribuì a far aumentare la sofferenza: l’inverno tra il 1846 e il 1847 fu particolarmente freddo e piovoso. Alla fame si aggiunsero tifo e febbre, entrambi comunemente chiamati “febbre da carestia”. Scorbuto e dissenteria prosperarono e, nel 1849, un’ epidemia di colera fece molte vittime, specialmente nelle città più grandi. Molti cercarono di scappare in America su sovraffollate barche (“coffin ships”, navi bare, ndt). La maggior parte di loro annegava in mare. Chi raggiungeva il Nuovo Mondo era in fin di vita.

Verso la fine del 1849, le coltivazioni guarirono dalla malattia e tornarono alla normalità. Ma quasi un milione di persone erano morte e altrettante emigrate. Inoltre la popolazione diminuì ulteriormente a causa dell’innalzamento dell’età matrimoniale e del calo delle nascite.
Da allora l’Irlanda non fu più la stessa …
Fonti: irelandseye.com; historylearningsite.co.uk
[ Articolo pubblicato il 18/04/07 e scritto da “snowfairy” ]