I romani non erano gli unici ad usare i gladiatori, anche i presso i Celti erano diffusi.
Il primo a parlarcene è Livio che ci narra di come l’armata cartaginese di Annibale, in marcia verso l’Italia, dovette interrompere per diversi giorni l’avanzata per fronteggiare i mercenari celtiberi. Essi utilizzarono degli scontri singoli e la loro opposizione era motivata dalla morte di un loro comandante (di cui non ci è giunto nome).
Della stessa idea di Livio era Silio Italico che insisteva sul fatto che i “gladiatori” dei Celtiberi non provenivano da un ceto servile, bensì erano uomini liberi (un po’ come i Bustuarii dell’Italia arcaica).
Altre informazioni ci vengono fornite dal caro Tacito che nei suoi Annales evidenzia la presenza di una vera e propria classe gladiatoria:
“Durante il 21 d.C., durante la rivolta delle Gallie, l’armata di Sacroviro (che ammonta a
quarantamila uomini secondo Tacito), conteneva anche “gli schiavi destinati al mestiere di gladiatore, che avevano, secondola pratica di quella gente, un’armatura completa: li chiamano «Crupellarii», poco adatti a menar colpi, ma impenetrabili a quelli degli avversari.”
Tacito, Annales, III, 43.
“[] … un po’ di resistenza opposero gli uomini catafratti di ferro (Crupellarii, n.d.r), poiché le corazze reggevano ai colpi di lancia e spada…”
Tacito, Annales, III, 46.
“[] … ma i soldati, impugnati scuri e picconi, come per sfondare una muraglia, facevano a pezzi armature e
corpi; alcuni con pertiche e forche abbattevano quelle masse inerti che, prostrate a terra, incapaci d’un
minimo sforzo per rialzarsi, erano abbandonate lì come morte.”
Tacito, Annales, III, 46.
Piccolo cenno storico:
Nel 21 d.C. (siamo sotto il principato di Tiberio che copre il periodo tra il 14 e il 37 d.C) scoppiò nelle Gallie un’insurrezione. Due nobili galli sono da ricordare: Giulio Floro che sollevò alcune tribù dei Belgi (tra cui il popolo dei Treviri) ma venne prontamente attaccato e sconfitto nella foresta delle Ardenne; e Giulio Sacroviro che sollevò gli Edui (stanziati nell’odierna Borgogna, tra i fiumi Loira e Saône, con capitale Bibracte – in seguito Augustodunum).
Gli Edui avevano avuto in passato rapporti amichevoli con i romani, tanto da chiederne l’aiuto contro Allobrogi e Arverni nel 121 a.C. Durante la guerra gallica avevano inoltre appoggiato Cesare.
Sotto l’impero divennero una civitas foederata, e ottennero, primi tra i Galli, lo ius honorum (ossia il diritto ad avere eletti dei propri senatori).
Durante la rivolta del 21 d.C., Floro e Sacroviro combatterono contro i Romani di Gaio Silio, che nei pressi di Bibracte li sbaragliò. Sacroviro riuscì ad uscire vivo dallo scontro, ma per il disonore della sconfitta si suicidò in una villa nei pressi della città.
La conquista delle Gallie si era ufficialmente conclusa nel 50 a.C. ad opera di Giulio Cesare, ma è altamente improbabile che a soli 71 anni di distanza la romanizzazione fosse giunta a tal punto da penetrare nelle tradizioni dei popoli d’Oltralpe e inserirvi la pratica dei giochi dei gladiatori. Possiamo quindi supporre che i Crupellarii fossero già presenti nella cultura celtica molto prima della conquista da parte di Roma. Da tenere presente è il fatto che nella cultura celtica i duelli rituali hanno sempre avuto un certo rilievo, e sono una delle usanze più note di questi popoli.
Grazie a una statuetta in bronzo trovata a Versigny, in Francia, possiamo ricostruire l’aspetto del Crupellarius: il torace è protetto da una armature di piastre (decorata forse con raffigurazioni delle popolazioni celtiche più antiche); come protezione a braccia e cosce vi sono delle segmentate articolate che permettono la mobilità degli arti, e infine una coppia di schinieri. L’elmo ricorda quello che con cui vengono solitamente raffigurati i Templari, con l’aggiunta di una “protuberanza” simile ad un naso. Non conosciamo però le sue armi, o il suo modo di combattere gli avversari.
[ Articolo pubblicato il 06/04/10 e scritto da “Martin17”, tutored by “eilidh”]