Le feste celtiche – Samain

[Tratto da: Les fêtes celtiques di Françoise Le Roux e Christian J. Guyonvarc’h. Traduzione a cura di Erba Giancarla – Mikayla ap Ruis]

SAMAIN – LA FESTA DEL PRIMO NOVEMBRE
Samain [o Samhain] è, al primo novembre, la festa irlandese più menzionata nelle opere mitologiche ed epiche, quella che più ha interessato o intrigato gli eruditi.
È in effetti, il momento in cui gli uomini hanno accesso all’Altro Mondo perché l’eternità del Sìd [o Sidhe] penetra il tempo e ne sospende il corso.
È una festa di chiusura dell’anno trascorso e di apertura dell’anno che sta per arrivare. Il tempo di Samain e quello del Sìd brevemente si confondono con quello dell’umanità. Gli uomini, per qualche giorno, hanno accesso al mondo degli dei senza incorrere nell’oltraggio o nel sacrilegio. Il problema del posizionamento di Samain nel calendario non si pone. Non può porsi: a Samain, talvolta nevica e, a chiunque abbia un barlume di sospetto, nel racconto La morte di Muirchertach si mettono i puntini sulle i:

“Sin poteva raggirare lo spirito del re e si poneva tra lui e gli insegnamenti dei chierici. Quella notte essa gli fece (al re e al suo seguito) bere del vino druidico. Fu alla settima notte che Sin fece  la sua magia, esattamente la notte di martedì dopo Samain. Quando le truppe furono ebbre, si percepì un grande alito di vento. “È il sospiro di una notte d’inverno” disse il re. E Sin disse allora: 
“Sono il vento rude
Figlio di nobili brillanti
Vento d’Inverno è il mio nome
Ovunque e allo stesso tempo
Sospiro e Vento
Notte d’Inverno allora,
tu hai detto in verità
che la tua fine è venuta da là.”
“Dopo di ciò, ella formò una grande nevicata e mai si sentì un rumore di battaglia più forte di quello che quella pesante nevicata fece in quell’occasione. Con esattezza veniva da nord-ovest [1].” 

La prima prova di riferimento, spesso prodotta, è quella della Seconda Battaglia di Mag Tured:  
Il Dagda aveva una casa a Glenn Etin al nord.
Quell’anno aveva un appuntamento con una donna
durante la festa di Samain.
Vide la donna che si lavava uno dei due piedi a Allod Echae,
cioè Echumech, davanti al fiume, al sud, e l’altro a Loscuinn,
davanti al fiume, al nord. Aveva nove trecce sulla testa.
Il Dagda le parlò e si unirono. Il Letto della Coppia è il nome
di quel luogo da allora. La donna nominata è la Morrigan.”
“Ella disse a Dagda che i Fomori avrebbero toccato terra
a Mag Scene e gli disse di convocare gli uomini d’Irlanda
davanti a lei al guado d’Unius.  Andò a Scene per uccidere il
re dei Fomori, di nome Indech, figlio di Domnann. Gli tolse
il sangue dal cuore e asportò le parti di valore. Mostrò quindi
le mani piene di sangue alle truppe che attendevano davanti
al guado d’Unius. Da allora quel guado si chiamò Guado della Distruzione,
a causa della distruzione del re.”                                               

Cuchulainn, crudelmente picchiato da due messaggeri del sìd sotto forma di cigni che aveva ferito,  rimase malato e debole per tutto l’anno e non guarì che il Samain seguente, quando il dio Oengus gli consigliò di andare nell’Altromondo, cioè di accettare l’invito che gli era stato fatto [2].
La festa è anche e soprattutto l’inizio dell’anno e copre la totalità delle stagioni, (…) infatti se i Celti contavano il tempo seguendo le notti, non è logico che l’inizio dell’anno sia quello della stagione oscura?
Se Samain è diventato Ognissanti e la festa dei morti non è solo perché è la più grande festa del calendario celtico, ma anche  perché è il prologo dell’oscurità [3].
È il momento della lotta decisiva degli dei, i Tuatha Dé Dànnan, contro i Fomori, i quali simbolizzano la potenza del male.  

LA FESTA DI RICONOSCENZA 
Samain è innanzitutto una festa di riconoscenza la cui durata è chiaramente determinata. L’espressione “festa di riconoscenza” resta approssimativa quando è applicata ad una festa precristiana della quale, in fondo, l’essenziale ci sfugge.  
“Ogni anno gli Ulati tenevano un’assemblea, tre giorni prima di Samain,   
tre giorni dopo e il giorno di Samain. Era l’epoca in cui gli Ulati erano    
nella piana di Murthemne. E all’epoca non c’era nulla che non facessero, giochi, riunioni, pompa e magnificenza, banchetti, ed è da qui che vengono i tre giorni di Samain in tutta l’Irlanda [4].”

SAMAIN E  LA “TERZA FUNZIONE”     
Tenuto conto che ormai conosciamo la struttura della società celtica [5], non bisogna aspettarsi che la “terza funzione” quella produttrice e artigianale, occupi il posto di maggior rilievo nella festa del primo novembre.
D’altra parte, Samain, evidentemente non è una festa agraria. 
Bisogna definitivamente rinunciare all’idea che la mitologia celtica, e di conseguenza l’organizzazione delle feste, siano dei riflessi storici della conquista celtica in Europa occidentale. La gerarchia del re, del druido, del guerriero e del “plebeo” si traduce materialmente con delle differenze di rango e di qualità di pietanze servite alla festa.
Samain è totalmente una festa statutariamente trifunzionale. Quanto alla tendenza dei testi di non nominare i personaggi che non fanno parte dell’aristocrazia, è tipica di tutte le epopee e di tutte le leggende. 
I Celti a questo riguardo non sono stati né meglio né peggio della maggior parte delle altre etnie indo-europee. 
Possiamo concludere definitivamente dicendo che la festa non cancellava la realtà o le gerarchie sociali ma non era vietata a nessuna categoria di essere umano. 

LA FESTA DEI MILITARI E IL FESTINO REALE
“L’anno in cui si divise la provincia dell’Ulster in tre parti, si fece il      
festino di Samain presso Conchobar a Emain Macha.     
Egli aveva l’idromele per la festa: cento tinozze per ogni bevanda …” 
L’idromele è la bevanda dell’immortalità, come qualità si rapporta al vino e alla birra [6] ed è probabile che la non menzione della birra sia una omissione o una lacuna del trascrittore.  Anzi la birra – invece dell’idromele che sarebbe la bevanda dei druidi – è la bevanda familiare ai guerrieri insulari. C’è da presumere che il suo consumo sia quasi obbligatorio ed è ugualmente probabile che il giorno seguente o il giorno ancora successivo il primo novembre erano sofferenti e doloranti:

“Gli Ulati presero una grande sbronza a Emain Macha. Presero a discutere tra loro, di grandi battaglie e vittorie, soprattutto tra Conall, Cuchulainn e Loegaire [7]. 
Altri  testi sono ancora più espliciti riguardo alla natura e al contenuto della festa, per esempio quello che ci racconta la morte di re Muircertach mac Erca:
“Il re rientrò con il suo seguito nella fortezza. … il re disse alla ragazza di portare del vino. La ragazza riempì tre tazze d’acqua e ci fece sopra un incantesimo. Mai nella loro vita avevano provato un vino così buono. Ella poi cucinò il maiale in maniera misteriosa e magica. Diede il vino e il maiale alle truppe. Tutti ne consumarono fino ad essere sazi. Ella promise di dargliene altrettanto, non appena Muirchertach lo avesse chiesto [8].” 

Il vino e il maiale (con la scappatoia dell’ubriacatura) danno accesso all’eternità. 
Vittima sacrificale, il maiale compare spesso nei racconti irlandesi. Sant’Adamnan certifica nell’VIII° secolo, che venivano ingrassati durante l’autunno dei grandi branchi destinati ad essere sgozzati all’inizio dell’inverno, cioè alla festa di Samain [9]. Non ci siamo finora soffermati sull’importante ruolo del maiale nella festa di Samain. Ritornando indietro, arriveremmo facilmente ai celebri maiali di Manannan. …Il porcaro è un druido, alto funzionario di corte, il porcaro più celebre che conosciamo è San Patrizio in persona. Questa festa ha soprattutto un’essenza guerriera. Dato che ha luogo all’inizio di novembre, possiamo concludere che condensa, ricapitola e chiude la stagione militare.
I guerrieri si ritrovano per esibire i loro trofei, raccontare le loro gesta e,  dopo essersi ubriacati, discutono a proposito del “pezzo dell’eroe”.  

LA FESTA REALE E LEGALE 
Il suo carattere di festa di riconoscenza dà a Samain un aspetto legale. È presieduta dal re, guerriero di origine ma legislatore e regolatore per principio in quanto ha il pesante compito di assicurare la prosperità nel suo regno.
In alcuni casi, come in quello di Conchobar, il re dell’Ulster serve di persona i suoi ospiti alla festa. La periodicità della festa ufficiale è una questione a prima vista spinosa perché si rileva qualche irregolarità. 
Il Libro dei Diritti, che è senz’altro la fonte migliore, fissa la festa di Tara ogni sette anni. Sette anni sono troppi per il racconto de La Malattia di Cuchulainn che preferisce una festa di Tara annuale. Keating nel suo Storia d’Irlanda, propone una terza versione, ogni tre anni, con una descrizione che aiuta a comprendere il passaggio del Libro dei Diritti che abbiamo citato:  
Ora, la festa di Tara era un’assemblea reale e generale, come un    parlamento,e tutti i dotti d’Irlanda si incontravano ogni tre anni a Tara durante Samain per riordinare e rinnovare i regolamenti e le leggi, e per approvare gli annali e gli archivi d’Irlanda. Si preparava un seggio per ogni nobile d’Irlanda secondo il suo rango e il suo titolo. Si preparava ancora un seggio per ogni capo che comandava i soldati al servizio del re o dei signori d’Irlanda. Era ancora usanza alla festa di Tara mettere a morte chiunque commettesse violenza o furto, chi sorprendeva qualcun altro  o       attaccava con armi, il re solo e nessun altro, aveva il potere di perdonare     un’azione del genere. Inoltre c’era l’usanza di passare sei giorni a bere insieme prima della seduta dell’assemblea reale, cioè tre giorni prima di         Samain e tre giorni dopo, stabilendo la pace e creando dei legami di amicizia tra loro [10].” 

Grazie a Keating possiamo farci un’idea abbastanza precisa dei tre aspetti della festa di Samain 
1. una festa religiosa celebrata dai druidi a beneficio dell’intera società (sacrificio animale o oblazione vegetale). Ma questa festa, annullata e poi condannata dal cristianesimo, è citata da Keating solo a titolo di reminescenza;
2. una seduta di riunioni o assemblee legali, attestate su una base religiosa, che avevano come scopo la messa in ordine della giustizia e dell’amministrazione reale, insieme agli “archivi”, quindi essenzialmente una verifica degli annali e della genealogia ufficiali;
3. la festa propriamente detta. È questa parte del rituale che è maggiormente sopravvissuta alla cristianizzazione e che, di fatto, è diventata la maggior rappresentazione della festa.

Possiamo intravedere, attraverso una descrizione di Plinio tanto classica quanto sprezzante, un rituale gallico di Samonios. La sola sfortuna è che la descrizione del rituale è tagliata o censurata dall’autore latino:     

“È molto raro trovare il vischio e, quando lo si trova, viene raccolto con una grande cerimonia religiosa, il sesto giorno della luna, perché è osservando questo astro che i Galli regolano i loro mesi e i loro anni, ugualmente ai loro secoli di trent’anni. Si sceglie questo giorno perché la luna ha già una forza considerevole, senza essere ancora nel centro del suo corso. Chiamano il vischio con un nome che significa “colui che guarisce tutto”. Dopo aver preparato un sacrificio ai piedi dell’albero, si portano due tori bianchi le cui corna sono legate per la prima volta. Vestito di un abito bianco, il sacerdote sale sull’albero, taglia il vischio con un falcetto d’oro che viene raccolto in un panno bianco. A questo punto le vittime vengono immolate pregando la divinità di rendere proficuo il sacrificio. Credono che il vischio, preso come bevanda, dia la fecondità agli animali sterili e costituisca un rimedio contro tutti i mali. Questo è il comportamento religioso di un gran numero di popoli riguardo cose insignificanti [11].”    

Plinio dunque a dispetto o a causa del suo profondo disprezzo per le questioni celtiche, descrive due elementi rituali:  
1. la raccolta del vischio, fatta dal druido con un falcetto d’oro, in un            momento dell’anno che si situa tra ottobre e dicembre; la pianta poi serve da rimedio o da antidoto contro tutti i tipi di malattia. Guarisce in     particolare la sterilità. Bisogna notare poi che il vischio della quercia è sempre stato molto raro, ciò implica una ricerca sistematica e porta a domandarsi (la verifica senza dubbio non ha potuto essere fatta molto spesso) se sia così facile tagliare una grande quantità di vischio con un falcetto d’oro senza che questo diventi velocemente inutilizzabile;
2. il sacrificio dei due tori bianchi le cui corna sono legate per la prima volta. Il toro in tutti i paesi celtici rappresenta uno dei simboli della regalità. Si tratta dunque di un antico rito sacrificale e elezione, e di insediamento reale. 

Riteniamo quindi che la data di Samain o, se si preferisce il primo novembre è, sia in Irlanda che altrettanto verosimilmente in Gallia, il  momento privilegiato dei grandi avvenimenti religiosi e politici. Ecco una lista dei sacrifici e oblazioni raccolte da diverse fonti riguardo la festa del primo novembre:

  • la raccolta del vischio, menzionata solo da Plinio in Gallia;
  • il sacrificio di due tori bianchi (Gallia)
  • il sacrificio di un toro (Irlanda)
  • il sacrificio di un cavallo (giumenta?) (Ulster) 

Tutto ciò giustifica pienamente – anche se non possiamo approfondire la ricerca in mancanza di informazioni più precise – l’asserzione di Keating secondo la quale la festa di Samain cominciava con un sacrificio.
Non sono solo alcuni racconti epici o mitologici che collocano la narrazione a Samain, ma tutti i tipi di racconti che:
– implicano una riunione o un banchetto reale;
– descrivono un conflitto con potenze dell’Altro Mondo, l’intervento in cose umane di potenze venute dall’AltroMondo o al contrario il viaggio dell’uomo nel sìd;
– recitano durante un banchettouna morte di re o di un eroe per una ragione ricorrente: rottura o violazione di divieti, cattivo comportamento o guerra ingiusta. 

La festa di Samain è il punto cruciale del mondo leggendario irlandese. È il periodo chiuso solennemente inaugurato dai druidi che a questo fine si servono del più potente mezzo conosciuto, il fuoco: alla vigilia di Samain, tutti i fuochi d’Irlanda dovevano essere spenti, pena un’ammenda, secondo quanto dice Keating. 
Ancora e sempre a Samain cominciano le grandi battaglie mitiche ed epiche: Cath Maighe Tuireadh o “Battaglia di Moytura”, Tàin Bò Cùalnge o “Razzie delle vacche di Cooley” dove muoiono i re e gli eroi. 
Anche gli uomini possono penetrare nel Sìd e condurre battaglie per conto degli dei o per se stessi. È quello che fa Cuchulainn, sulle strade dell’Altro Mondo, quando va a cercare la sua iniziazione da guerriero prima di sposare Emer [12].

SAMAIN, FESTA TOTALE E TRIFUNZIONALE
Concludiamo insistendo sul fatto che la festa, così come siamo stati in grado di ricostruirla, segue passo passo  un rituale ben definito:
1. Al livello più basso, il popolo rende omaggio ai suoi idoli prima di prendere parte alla festa e assistere ai giochi.
2. Nella classe guerriera hanno luogo sostanziosi banchetti, festini e ubriacature, che rappresentano la parte più visibile della festa
3. A livello sacerdotale, si accende il fuoco e si praticano i sacrifici. Poi si presiede alle assemblee legali alle quali prendono parte il re e i nobili. 

Samain è quindi una festa totale, che mobilita gli esseri viventi di questa terra ma anche gli abitanti del Sìd, con l’intervento di tutte le classi sociali, e durante la quale si è conservata la ripartizione funzionale tripartita della più antica società indo-europea .  


[1] Whithley Stokes, the Death of Nuirchertach mac Erca, sulla Revue celtique, 22, 1902, pp.416-418; cf. Christian-J. Guyonvarc’h, La mort de Muirchertach, fils d’Erc, texte irlandaise du très haut Moyen Age : lafemme, le saint et le roi, negli Annales, Economies, Sociétés, Civilisations, settembre-ottobre 1983, p.1007 par. 31-32
[2] La Maladie de Cuchulainn, in Ogam, 10, 1958, p.289
[3] La cristianizzazione della festa non ha lasciato sopravvivere nulla, tranne qualche credenza popolare relativa al ritorno delle anime dei morti. In Bretagna, sono le anaon, parola che è l’antico plurale di ene “anima”
[4] La naissance de Conchobar, Versione A, traduzione Christian-J. Guyonvarc’h, in Ogam, 11,1959, p.61, par.8
[5] A questo proposito vedere il secondo capitolo, Classi e funzioni del nostro libro su La società celtique, ed. Ouest-France, Rennes, 1991, pp.57-104
[6] Vedi Georges Dumézil, Le festin d’Immortalité, passim. In un curioso poema di un manoscritto di Bruxelles, scritto da Michael O’clery e pubblicato da Eugene O’curry, Manuscripts Materiales, p.616 e David Greene, St.Brighid’s alefeast, in Celtica 2, pp.150-153, la birra resta associata all’immortalità cristiana: “Desidererei una grande quantità di birra per il re dei re; che la famiglia celeste ne beva durante l’eternità…”
[7] La Meurtre de Conchobar, traduzione Christian-J. Guyonvarc’h in Ogam, 10, pp.129-130
[8] Whithley Stokes, The Death of Muirchertach mac Erca, in Revue celtique, 22, 1902, pp 408; cf. Christian-j. Guyonvarc’h, La mort deMuirchertach, fils d’Erc, texte irlandais du très haut Moyen Age: la femme, le saint et le roi in Annales, Economies, Sociétés, Civilisations, settembre-ottobre 1983, p.1001, par. 19
[9]Vita Columbae, ed. Reeves, pubblicazione della Irish Archaeological and Celtic Society, p.135; per i branchi di maiali che circolano liberamente in Gallia, vedi Strabone, IV, 4,3, e Polibio, XII, 4,8.
[10] History of Ireland, ed. Dinneen, II, p.132
[11] Hist. Nat., XVI, p. 249
[12] Vedi Ogam, 11, 1959, pp. 411

[ Articolo pubblicato il 23/02/06 e scritto da Giancarla Erba ]


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