Il Leprecauno (Leprechaun)

Luchorpàn (o iuchurpàn) significa “piccolo corpo”, ed infatti il Leprechaun rappresenta nell’immaginario collettivo irlandese il prototipo di “folletto” pacioccone e dispettoso.
In realtà i Leprecauni non erano in origine i simpatici folletti verde-vestiti che abbiamo tutti visto nel disneyano “Darby O’Gill e il Re dei Folletti“; essi erano invece creature soprannaturali connesse alla fertilità della terra e capaci di esercitare un enorme potere sulla forza vitale della natura. Le creature “naturali” della mitologia celtica sono giunte fino a noi filtrate dal monachesimo irlandese, che ha cercato di integrare i miti pagani con le Sacre Scritture. La prima traccia scritta che abbiamo relativamente ai Leprechauni e il Lebor na hUidre (Il Libro della Mucca dei Colori Scuri) che li cataloga fra i più antichi successori del Noè ebraico e nella “specie umana dai corpi deformati” (nella quale c’erano i giganteschi Fomori, i satiri, e tutti gli altri uomini con caratteristiche fisiche differenti dalla norma o incrociati con animali).

Come tutti i “diversi”, i Leprecauni vengono odiati, temuti ed evitati dai mortali, e per questo si vendicano bruciando le loro case o facendo avvizzire i raccolti.
La tradizione irlandese nei secoli ha ammorbidito questa loro caratteristica vendicativa, trasformandola in animo dispettoso.

 La presenza del Leprecauno dell’immaginario collettivo irlandese è così radicata che è proprio la sua maschera che ancora oggi apre le sfilate per  i festeggiamenti del giorno di San Patrizio (patrono d’Irlanda – 17 marzo).

Eccoci quindi all’immagine più nota del Leprecauno.
Un esserino magico che ama fare scherzi (a volte pesanti), ma che colpisce soprattutto gli avari, i ladri e gli avidi con prove e trappole di raro ingegno.
E’ di pelo rosso (capelli e barba lunghi), velocissimo, e così forte da stendere un bue con uno schiaffo. E’ la summa dei vizi irlandesi: adora le prese di tabacco ed è capace di ingurgitare una quantità enorme di whisky e birra.
Le sue magie più note sono: l’abilità di trasformarsi in animali e cose, la capacità di rendersi invisibile a piacimento, il potere di esaudire i desideri, la facoltà di fare enormi balzi ed in alcuni casi di volare.
Fra i suoi scherzi preferiti c’è il taglio dei capelli alle donne che dormono, la trasformazione dell’oro in carbone, la scomparsa di parti del raccolto o dei sacchi di grano.

La tradizione irlandese li vede però anche capaci di essere servizievoli e riconoscenti con chi li ripaga per il loro magico lavoro. In alcune zone dell’Irlanda ancora oggi si lascia per il folletto un bicchiere di latte sul davanzale della finestra. Esistono moltissimi racconti della loro perizia e abilità in moltissimi mestieri, fra i quali spiccano i mestieri di calzolaio e di mugnaio.
Ad esempio nella contea di Mayo i contadini portavano ogni sera i sacchi di grano in una caverna vicino a Cong, e la mattina trovavano sacchi di farina già macinata in cambio di una piccola parte del prodotto. Da allora la caverna è stata ribattezzata “Mullenlupraghan” (il mulino dei Leprechaun). Il mugnaio simbolicamente è il tramite fra prodotto grezzo (il grano) e prodotto lavorato (la farina), e cioè fra fecondità della Terra e capacità dell’uomo di sfruttarne i doni.

Ma anche il calzolaio è un mestiere che ha forti valenze simboliche.
I Leprechaun sono spesso descritti come “i calzolai delle Fate”, e la scarpa è un simbolo sessuale usato in tutto il mondo. Esistono varie fiabe che narrano di scarpe donate da folletti in cambio di birra o di piccoli abiti per loro confezionati.

Infine è doveroso ricordare che sono proprio i Leprecauni i custodi della leggendaria pentola d’oro che si trova alla fine dell’arcobaleno. La tradizione vuole che se un umano cattura un folletto in cambio della libertà può chiedergli tre desideri, che il folletto dovrà esaudire immediatamente, oppure una variante vuole che il folletto catturato in cambio della libertà confessi i luoghi in cui è sepolta la pentola d’oro o le numerose pignatte ricolme di monete che sposta in continuazione.

[ Articolo pubblicato il 24/02/06 e scritto da “Sara” ]

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