La figura femminile ne Il Signore degli Anelli

È giunta l’ora del popolo della Contea, ed esso si leva dai campi silenziosi e tranquilli per scuotere le torri ed i consigli dei grandi
(JJR Tolkien, Il Signore degli Anelli)
 
Sono poche le parole usate da Tolkien per descrivere le figure femminili ne “Il signore degli anelli” se ci si attiene ad una analisi strettamente quantitativa del testo, ma ci si accorge di quanto le stesse siano profonde e ben ponderate se si effettua una analisi del contenuto dell’ opera del professore. Esse sono poche ma abili pennellate saggiamente tracciate sulla tela del racconto, senza le quali l’intera vicenda perderebbe di significato, specie nel suo esito.
 I popoli indoeuropei sono accomunati da una tripartizione funzionale della società, in base alla quale si identificano tre classi sociali e secondo la quale viene ordinato il pantheon di queste popolazioni.
Queste tre funzioni sono quella sovrana, quella guerriera e quella dei produttori. Nella società indiana le tre classi Arya sono i Brahmana, sacerdoti che insegnano la scienza sacra e praticano i sacrifici, gli Ksatriya, i quali proteggono il popolo e la terra con le armi, ed i Vaisya,cui compete l’aratura, l’allevamento ed il commercio. Allo stesso modo nei Celti possiamo distinguere fra Druidi, aristocrazia militare (Flaith irlandese) ed allevatori di bestiame (Bo Airig irlandesi).
Ciascuna casta ha come si diceva delle proprie divinità di riferimento: nell’India vedica la funzione sovrana è adempiuta dalla coppia Varuna-Mitra, quella guerriera da Indra e quella produttiva da Nasatya – Asvin.
Varuna (nell’immagine sopra a destra) è il sovrano misterioso, dell’altro mondo, distante dalle contingenze dell’uomo; egli è energia e possiede la capacità (maya) di regolare la trasformazione delle cose in natura e nel cosmo.
Mitra è un sovrano razionale, che si avvale di mezzi giuridici e para-giuridici, calato nel mondo degli uomini; la sua azione è dolce e fluisce tramite le vie della natura, egli è una divinità solare. L’azione di Mitra – Varuna è in ogni caso considerata soltanto in maniera sinergica, la loro complementarietà permette di regolare la vita degli uomini e il divenire del cosmo.
Le divinità delle altre funzioni non sono così problematiche, essendo Indra fortemente caratterizzato per la forza e l’abilità guerriera, mentre i Nasatya lo sono altrettanto per quanto riguarda la fertilità dei campi e l’abbondanza delle messi.
Presso i Celti, popolo di origine indoeuropea, troviamo una struttura simile, in cui le divinità sono associate ad una precisa funzione secondo lo schema di cui abbiamo parlato; una peculiarità del pantheon celtico è data dalla presenza per così dire trasversale delle divinità femminili rispetto alle tre funzioni.
In Irlanda Brigit, figlia del Dagda, è protettrice dei poeti, dei fili (bardi) e dei medici (1° funzione), degli artigiani e degli artisti (3° funzione) ed assume spesso le fattezze di una guerriera. Altrove si trova Belisama – Arianrod (eroina del 4° Mabinogi) associate alla funzione di sovranità, Morrigan a quella guerriera e Modron, la dea madre, a quella dei produttori.
 
Credo che a sua volta la triade Arwen – Eowyn – Baccadoro sia stata plasmata seguendo il modello precedente, e che ciò sia accaduto non solo per una questione stilistica. Ma procediamo con ordine.

ARWEN

Arwen ha in sé la dignità del sovrano, è descritta con “le braccia bianche ed il viso limpido erano lisci e vellutati…il portamento era regale e lo sguardo rivelava riflessione e saggezza”.
Ella è sempre presente nella narrazione come fonte di energia che motiva Aragorn nella sua impresa e nel suo personale percorso di elevazione spirituale, ed è legato ad un’immagine che evoca la luminosità nell’oscurità il suo epiteto “Stella del vespro”.
Tali peculiarità ci fanno pensare,anche se non in maniera perfetta, alla figura del dio-sovrano Varuna, un re del mondo non terreno, che è pura energia.
Arwen discende dalla stirpe dei Primi Nati, e risiede a Granburrone.
Questo luogo è uno splendido esempio di un topos della mitologia celtica e della letteratura cronologicamente successiva, quello dell’Aldilà, separato dalla terra dei mortali tramite l’acqua che neanche gli spiriti possono attraversare ed in cui regna una “pulzella”.
Morgana e l’isola di Avalon, l’insula pomorum, ne sono un esempio, come del resto anche il re pescatore ed il lago che circonda l’isola su cui è conservato il Graal, oppure il regno dei Tuatha dé Danann al di là del mare.
La figura di dama Arwen è complementare a quella di Aragorn, il quale da parte sua incarna alcune delle caratteristiche del dio Mitra, il sovrano legale. Elessar è un re per nascita, viene riconosciuto come tale dal suo popolo prima dell’investitura formale, i suoi compagni lo seguono fedelmente e ciecamente. Egli ha con sé la lama Anduril, un simbolo di potere degna di un sire “terreno”, caratteristica che lo accomuna a Nuada, sovrano dei Tuatha della mitologia irlandese, il quale è a sua volta connotato da tratti che rimandano proprio a Mitra.
Nella tradizione indiana inoltre si associa Varuna al femminile, alla matrice, mentre Mitra al seme che feconda e che genera la vita; sicuramente nessun abitante della Terra Di Mezzo avrebbe potuto desiderare una coppia regale migliore per affrontare l’inizio della Quarta Era dopo il travaglio di quella precedente.
Nel I Mabinogi si narra di Pwyll, re del Dvyed, che in seguito ad una annata scarsa per quel che riguarda le messi ed il numero di nascite, viene accusato di aver perso la propria virilità. Questa presunta “evirazione” del sovrano implica che egli non possa più garantire la continuità del suo popolo avendo smarrito la prerogativa di fecondare la terra e le donne del suo reame. È solo con l’amore della bellissima Rhiannon, dono offertogli dagli dei e conquistato in un viaggio nell’Aldilà, che Pwyll potrà riconquistare la sua virilità perduta e riportare annate floride nel Dyved.
Questa antica leggenda della tradizione gallese presenta delle analogie con le vicende del Signore degli Anelli; l’oscurità che avanza da Est, le acque fetide che sgorgano dal Gorgoroth, la sterilità di Mordor rischiano di annientare la fertilità verdeggiante della Contea, la magia dei boschi di Lorien e la solidità della terra di Rohan. La Casa dei Regnanti ha da tempo cessato di garantire la continuità e la prosperità del suo popolo, l’albero della cittadella di Minas Tirith sta essiccandosi, la perdita della vitalità e virilità del sovrano coincide con la rottura della lama Anduril, simbolo dai connotati fallici: la dinastia regale di Isildur è stata evirata.
Aragorn è però il sovrano cui per nascita spetta il compito di rinnovare la vitalità dell’Ovest sconfiggendo la mortalità che si propaga da Mordor. Proprio per garantire questa impresa la lama che fu rotta viene riforgiata dagli Elfi, i Primi Nati,  Aragorn ripristina la sua forza fecondante e prende in sposa la bella dama Arwen, la signora di Granburrone, luogo delle cui caratteristiche “ultra-terrene” si è gia detto. È questa l’ unica via per riuscire nella missione, ed è per questo che la figura di Arwen, la quale del resto come Rhiannon rinuncia all’immortalità per seguire il suo amato, è essenziale in questa dinamica.
Solo ricomponendo la tradizionale dualità bruscamente interrotta della funzione di sovranità degli indoeuropei le cose possono tornare nella loro dimensione precedente, in un movimento che è al contempo di reazione al presente senza radici né futuro e di riaffermazione di principi ancestrali più radicati nella terra che le fondamenta profonde delle montagne di Khazad-dum.

EOWYN

Eowyn è un personaggio probabilmente meno complesso di Arwen ma non per questo meno importante ai fini del racconto.
Ella incarna in sé la funzione guerriera: è nipote di Theoden, signore dei cavalli e di un popolo di valorosi soldati. La fanciulla di Rohan forte come l’acciaio sente dentro di sé di dover divenire ciò per cui è nata, ovvero un’impavida combattente. Ella stessa afferma che
io sono della casa di Eorl, e non una serva. So cavalcare e maneggiare le armi e non temo né il dolore né la morte”,
e quando il figlio di Thengel parte per cavalcare verso il fosso di Helm Mandimartello ella
si ergeva sola in cima alle scale… teneva la spada dritta innanzi a sé,e le mani poggiate sull’elsa. Portava addosso la cotta di maglia”.
Nella battaglia di Mag Tured della mitologia Irlandese troviamo un riferimento interessante: le tre druidesse Bodbh, Macha e Morrigan prendono parte alle azioni belliche con la loro abilità di avvelenare la mente dei rivali in battaglia, privandoli del senno e rendendo agevole la vittoria. Esse sono tre divinità legate alla funzione guerriera e la seconda della triade, Macha,è una dea cavallerizza, o una dea giumenta.
Il cavallo è l’elemento simbolico che accomuna Eowyn alla druidessa, inoltre ella avrà la possibilità di provare il proprio valore annientando Negromante, signore dei Nazgul, nella battaglia dei campi del Pelennor, la quale azione di certo porta lo scompiglio nelle file dei nemici.
Senza dilungarci oltre il necessario Eowyn è in fondo l’eroina della cavalcata di Rohan.

BACCADORO

Baccadoro (in lingua originale: Goldberry) porta già nel nome la sua caratteristica principale, quella di essere legata alla fertilità ed alla fecondità della terra.
La sua dimora è sita in una radura sulle rive di un fiume di cui ella stessa è figlia, dove la natura la fa da padrone ed è rigogliosa e verdeggiante. La vegetazione è talmente fitta ed intricata da creare una barriera impenetrabile che una volta oltrepassata trasporta il viaggiatore in un altro mondo, un’altra realtà in cui non si fanno strada gli eventi che funestano il mondo. Nessun Nazgul può continuare il suo inseguimento, nessun vecchio albero può rapire i piccoli viaggiatori che si aggirano per la foresta.
Ella ha una voce “giovane e antica come la primavera”, è la figlia della regina del fiume; la magistrale descrizione che viene data da Tolkien non lascia adito ad equivoci:
la lunga chioma bionda le scendeva sulle spalle; la sua veste era del verde dei giovani germogli, tempestata di argentee perle di rugiada; e la cintura d’ oro pareva una catena di gigli incastonata di non-ti-scordar-di-me. Ai suoi piedi, migliaia di candidi gigli galleggiavano in vasi di ceramica verde e marrone, pari a un piccolo lago intorno ad un trono”.
Frequenti sono i richiami alla fertilità ed alla femminilità che sembrano erompere dalla dolce dama di Tom Bombadil come l’impeto di un torrente rigonfio dopo le prime piogge primaverili; una vera Dea Madre nel pieno delle sue potenzialità creatrici che danno origine al continuo rifluire della forza vitale nel mondo.
Come riporta Dumezil (L’ ideologia tripartita degli indoeuropei) gli Indo-iranici, i “precursori” degli Indoeuropei d’Europa, identificavano con la parola avestica pistra,ovvero colore, i tre o meglio quattro gruppi sociali di cui ho parlato prima. Per la verità prima ho citato solo le tre classi degli arya saltando di fatto la quarta cioè quella dei sudra, un eterogeneo gruppo di fuori-casta. In ogni caso questi colori sono il bianco per i brahmana-sacerdoti, il rosso per gli ksatriya-guerrieri, il giallo per i vaisya-produttori ed il nero per i sudra-fuoricasta.
Nella descrizione della casa nella vecchia foresta plurimi sono i riferimenti al colore giallo, per esempio “la tavola era apparecchiata con una crema gialla, miele dorato, pane e burro”, “la soglia [era] inondata dalla luce dorata”, “un’infinità di candele alte e gialle ardevano allegramente”, “la sua casa era adornata con tende gialle”, come d’altra parte non sono infrequenti né gli accostamenti fra dama Arwen ed il colore bianco, né fra il colore nero dei reietti e le truppe di Mordor, i Nazgul e gli orchetti.
Per onestà intellettuale in chiave quantitativa non esiste di fatto alcuna associazione fra dama Eowyn ed il colore rosso anche se ciò, a mio avviso, non dovrebbe minare le basi del nostro ragionamento fin qui argomentato in quanto la nipote di Theoden presenta delle caratteristiche proprie della classe guerriera piuttosto rimarchevoli.
Tornando alla narrazione apprendiamo che Baccadoro servì agli affamati hobbit più di un pasto, presentandosi alla loro tavola “portando un grande vassoio ricolmo di ogni bene”. Non è dato sapere quanto ella abbia dovuto adoperarsi per placare le fameliche bocche dei quattro hobbit a digiuno da molto tempo! In ogni caso questa immagine bucolica fa venire alla mente un gran numero di immagini di divinità celtiche, quali Artio, portatrice di un canestro di frutta, o di Rosmerta, la ”grande fornitrice”, che reca con sé una cornucopia dell’abbondanza, figure legate in modo chiaro alla agricoltura, protettrici della produttività della terra.
La questione non sembra però esaurirsi in maniera così semplice: lo stesso Nuada, re mitriaco dei Tuatha, nel rivestire la funzione di padre della propria tribù (Teutate) durante la seconda battagli di Mag Tured assolve il ruolo di vivandiere per il suo esercito, come anche Dagda è dotato di un calderone dal quale poter estrarre cibarie per tutto il suo popolo.
Questi ultimi rimandi testimoniano senza dubbio la importanza di questa funzione, svolta da re e capitribù che donano sostentamento alla loro gente e non da semplici agricoltori o creature silvane. Infatti la coppia Bombadil- Baccadoro sembra essere avvolta da un alone di magia, si capisce che ci sarebbe molto da narrare su di essi se i Nazgul non incombessero sui poveri hobbit privando il narratore del tempo necessario per descriverli. Tale controversia può essere a mio parere spiegata in una maniera coraggiosa ma non distonica rispetto alla chiave di lettura che abbiamo sin qui adoperato. Anzitutto lo stesso Gandalf durante il consiglio di Elrond afferma che Tom è il più vecchio dei vecchi, il più anziano e senza padre, su di lui l’anello non ha alcun potere. Sembra proprio che Bombadil sia un’eredità dei tempi che furono prima dell’arrivo degli elfi e che proprio per questo viva risieda in una radura che di fatto è fuori del tempo che scorre fin troppo rapido nella Terra di Mezzo. Le questioni a lui contemporanee non sembrano interessarlo, se ricevesse l’Unico Anello probabilmente lo riterrebbe talmente inutile da scordare il posto dove l’avesse riposto.
L’unica figura che sembra essere dotata di un potere pari al suo è lo stesso sovrano di Granburrone; inoltre, a ben vedere, la casa di Baccadoro ed il regno Elrond sono due luoghi che fatichiamo ad inserire ed integrare nella Terra Di Mezzo. Questa alterità è sottolineata dal fatto che lo scorrere del tempo in essi rallenta fino ad assumere contorni indefiniti, similmente a quanto accade alla narrazione stessa che diviene più lenta e ricca di dettagli, quasi a voler evocare il faticoso avanzare ricco di meandri di un fiume nella pianura dopo la vigorosa discesa attraverso i fianchi della collina.
Ciò nonostante esiste a mio parere una differenza sostanziale fra questi due luoghi magici della Terra di Mezzo, ovvero mentre Imladris è una realtà altra rispetto a quella vissuta, la casa di Tom e Baccadoro sorge in un luogo in cui questo mondo e gli altri si sovrappongono e compenetrano. Varcare il Bruinen equivale a “scendere” nel regno ultraterreno delle divinità, addentrarsi in una radura tradizionalmente significa esperire un altro mondo pur rimanendo su questa terra. In tali luoghi il velo che cela ai nostri occhi la via verso la terra del popolo fatato si fa talmente sottile da poter percepire la presenza dello stesso, ed è da queste porte che gli spiriti fanno visita agli uomini mortali nella festa di Samhain. Del resto non è un caso che i drudi officiassero i loro riti nelle profondità dei boschi o,se preferiamo, le streghe medievali ivi preparassero i loro incantesimi..
Ma allora qual’ è questo mondo che si schiude nella radura sul fiume di cui Tom e Baccadoro sono gli epigoni?
Esso è quel mondo che precedeva questo, fuor di metafora, è il mondo delle tribù che popolavano l’ Europa prima dell’ arrivo dei Celti, è il mondo del popolo dei megaliti. Quando i Celti li sottomisero essi non cessarono di tramandare le proprie tradizioni né i nuovi venuti le eliminarono, bensì le integrarono fondendole nella propria cultura generando una sintesi originale. Ebbene il silvano Tom e Baccadoro, con la sua fertilità che rimanda col pensiero alle statuette della Dea Madre dalle forme generose, sono simbolo proprio di questa dinamica: essi sembrano due personaggi a sé stanti, avulsi dalla vita della Terra di Mezzo, ma allo stesso tempo prendono comunque parte alle vicende della Terza Era e svolgono in esse un ruolo importante, accogliendo Frodo e offrendogli un riparo.
In conclusione si vede come la figura di Baccadoro sia sicuramente complessa poiché ella presenta sia le peculiarità delle divinità di terza funzione sia quelle delle divinità materne ancestrali che sono sempre state venerate dall’uomo prima della venuta degli Indoeuropei.
Giunti alla fine di questa lunga esposizione (e supponendo di essere stato sufficientemente convincente) è bene chiedersi come mai Tolkien abbia caratterizzato in questa maniera le figure femminili del suo romanzo e perché abbia scelto questa struttura.
La prima motivazione, che è anche la più plausibile, sta nel fatto che egli non avesse alcun motivo per sceglierne una diversa; dovendo egli narrare una vicenda mitica la soluzione più ovvia era quella di attingere alla fonte della tradizione Europea che già molti racconti aveva ispirato, primi fra tutti quelli del ciclo arturiano.  In secondo luogo è probabile che il professore abbia voluto veicolare un messaggio tramite quella precisa scelta: è noto che presso i Celti le donne avessero un ruolo importante nella società ed è altrettanto palese che la triade sia simbolo di totalità ed eternità. Come lo stesso Elrond afferma nella sentenza che ho riportato come introduzione a questa esposizione è giunta l’ ora del popolo della Contea, tocca ai piccoli hobbit andare a scuotere le torri dei potenti per poter incidere nella storia.
Tutta quanta la società nelle sue tre componenti deve farsi carico della responsabilità di prendere le decisioni, di marciare compatta contro la minaccia di annientamento della libertà umana, ciascuno con le proprie competenze ma tutti uniti uniti in vista di uno scopo collettivo.
E’ il portatore dell’ anello che trasporta il greve fardello verso la distruzione, ma ogni lettore sa quante mani hanno sostenuto,t alvolta trasportato, il corpo di Frodo che altrimenti avrebbe fallito.
 
Il messaggio di Tolkien è giunto sino a noi anche grazie alla sua attualità, alla sua immortalità, e lo stesso messaggio ci è stato comunicato anche tramite le figure femminili del Signore degli Anelli, tanto discrete quanto fondamentali nella narrazione.
[ Articolo pubblicato il 21/04/06 e scritto da Damiano Girardi ]

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