Il Druidismo moderno: Emma Restall Orr

Emma Restall Orr è condirettore del British Druid Order ed eminente personalità nell’ambito della comunità druidica e pagana. Sacerdotessa, poetessa, psicoterapeuta ed insegnante di druidismo in Inghilterra e all’estero.
Nell’estate del 2004 rilasciò la seguente intervista alla rivista Vento tra le Fronde edita dall’Associazione Anticaquercia di Biella. Una visione pacata e molto illuminante per chiunque nutra dei dubbi circa la pratica della spiritualità celtica nel mondo moderno.  

Vorremmo iniziare chiedendo le tue impressioni riguardo la cosiddetta “rinascita druidica” in Europa, ed in particolare nel tuo Paese.

 Ci sono diversi modi di interpretare questa domanda. Può essere corretto, ad un livello fondamentale, dire che Iolo Morganwg, attraverso il suo lavoro ed i suoi scritti, successivamente raccolti in “Barddas”, fu l’ispiratore che fece rinascere il druidismo in Gran Bretagna nel 18mo e 19mo secolo. Tuttavia, la forma di druidismo più praticata oggi, pur se ancora ispirata dal lavoro di Iolo, è nel complesso una religione più sciamanica, pagana e basata sulla natura rispetto a quella che fu da lui proposta. Questa religione naturale è stata profondamente ispirata dalla reazione, nell’ultima parte del 20mo secolo, contro il consumismo, le crisi ambientali locali e globali, e la polarizzazione delle religioni monoteistiche che vivono sul conflitto tra buono/cattivo, nero/bianco, maschile/femminile. Il paganesimo naturale offre una prospettiva spirituale di mentalità più aperta, che considera la vita come una rete di connessioni (ecologie) piuttosto che una battaglia per la supremazia. Questo druidismo basato sulla natura ci guida ad espandere la nostra comprensione della natura, a viverla in armonia, con reverenza ed onore, trovando l’estasi della vita. Per questa rinascita, che ha le sue origini negli anni 70 ed ha iniziato a crescere con vigore negli ultimi dieci anni, nutro forte ottimismo. Prego che gli individualisti abbiano il coraggio di permetterle di cambiare le loro vite personali, consentendoci così di modificare insieme il cammino dell’umanità… verso una sostenibile ed onorevole relazione con la terra su cui viviamo. Detto questo, esiste anche un fenomeno più recente, che proviene dal cinema e dalla tv, che è il paganesimo visto come una moda. Per lo più questo fenomeno riguarda stregoneria e wicca, ma la sua insipida patina caramellosa sta lentamente espandendosi a paganesimo e druidismo. In Gran Bretagna e in America, ogni anno vengono pubblicate dozzine di libri e riviste che parlano di paganesimo come se fosse un accessorio alla moda. Ho fiducia che questo paganesimo “di plastica” non avrà vita lunga.

Come ti sei avvicinata alla sacra via del druidismo? Qual è stata la “scintilla scatenante”?

Vi sono state due forze chiave che hanno infiammato il mio interesse nel druidismo. La prima è stata la mia infanzia e l’influenza formativa dei miei genitori. Erano entrambi naturalisti, mio padre era ornitologo, e mia madre botanica. Entrambi condividevano un atteggiamento che considerava il mondo naturale di una bellezza inebriante, incredibile in ogni sua forma e dettaglio, ed al di là di ogni tentativo umano di controllo o addomesticamento. Il loro lavoro ci ha portato a visitare i luoghi più selvaggi: foreste pluviali, montagne e deserti, e a trascorrere molto tempo con le popolazioni native di ogni luogo. Ciò mi ha ispirata ad apprezzare la meraviglia di un piccolo fiore selvatico che cresce forando l’asfalto di una strada. Mi ha insegnato a rimanere in silenzio ad ascoltare, a guardare. La seconda forza è stata la malattia con cui ho dovuto fare i conti per tutta la mia vita. Il dolore fisico mi ha portata a domandarmi quale fosse lo scopo della vita, mi ha spinta a leggere testi di tipo spirituale e sacro, a studiare le religioni e le filosofie di tutto il mondo. Cercando uno scopo sacro, ed avendo già nel mio cuore l’amore verso la natura, il mio cammino mi ha condotta in modo naturale verso le tradizioni indigene della mia patria ancestrale: la Britannia. Il cammino che intrapresi fu quindi il druidismo, che mi sembrò il più antico e profondo.

Quali sono secondo te le differenze tra Wicca e Druidismo?

È una domanda importante, che è già stata posta da molte persone. Ogni risposta è differente, e molte sono valide. Personalmente ho studiato la stregoneria tradizionale, il che è stato per me un percorso magico e profondo verso la natura femminile, un percorso che sento ancora dentro me. Ho studiato anche la Wicca, la moderna tradizione religiosa basata sulle coven, ma non ho conseguito iniziazioni in essa, poiché non sento la sua energia in armonia con la mia. Come druido posso percepire la Wicca solo dall’esterno, e la mia visione non è quindi perfettamente equilibrata. Tuttavia, la mia sensazione è che la Wicca focalizzi maggiormente la propria energia sulla divinità e sul potere. Il druidismo che mi è stato insegnato e che pratico non ha questo fine; il suo primo interesse sono gli spiriti della natura, gli spiriti degli antenati. Gli dei sono un’aspetto molto più privato della tradizione spirituale druidica. Il druidismo non si concentra nemmeno sulla magia e sugli incantesimi, ma trova soluzioni alle complicazioni della vita attraverso la relazione col sacro, l’ispirazione e la creatività. Un’altra differenza è l’attenzione che la Wicca tributa al dualismo maschile/femminile, il sacerdote e la sacerdotessa, la Dea ed il suo consorte amante. Nell’insegnamento druidico, il potere della creatività può essere altrettanto sensuale, addirittura erotico, ma ha la sua origine in ogni relazione con lo spirituale, indifferentemente dal genere. La sua fertilità nasce dal potere sensoriale. In altre parole, non è così umanocentrica, trovando i suoi insegnamenti in tutta l’ampiezza della natura.

 Ultimamente in Italia stiamo vivendo un forte e rinnovato interesse verso la cultura celtica locale, che sta crescendo sempre più. Ma come ogni cosa che cresce rapidamente, porta con sé anche conflitti e confusione. Per esempio, ci troviamo a fronteggiare l’opposizione di chi sostiene che non ci sono testimonianze storiche a sostegno della relazione tra il druidismo antico e la sua pratica moderna. Qual è la tua risposta a questi commenti?

Che vi è la stessa relazione tra il cristianesimo di 1900 anni fa e quello che viene praticato oggi. Il contesto, culturale e sociale, è totalmente diverso; molto di ciò che era accettabile nel Sacro Romano Impero è oggi considerato oltraggioso. In altre parole, queste critiche sembrano provenire da una base discutibile. La vita cambia. A maggior ragione il druidismo, essendo una tradizione orale ed una spiritualità pagana, celebra il processo inarrestabile del cambiamento. Perché la natura non è mai la stessa: gli elementi sono in continuo movimento, creando sempre nuove realtà. I cicli del cielo, delle stagioni, i nostri corpi, le maree degli oceani, tutte queste cose ci dimostrano il perpetuo moto di cambiamento della natura. Se facessimo esattamente ciò che facevano i druidi di 2500 anni fa, la stagnazione ci porterebbe al decadimento. Cosa rimane uguale? I vari popoli nelle loro tradizioni trovano ispirazione in diverse ere e paesaggi, ma allo stesso tempo danno continuità alle tradizioni in molti modi. Per quanto mi riguarda, attraverso il linguaggio e la bellezza della mia pratica spirituale, io sento che l’elemento focale del druidismo è rimasto con noi. Era con i sacerdoti delle nostre terre 5000 anni fa, e mormora con forza nella voce dei Druidi di oggi; è la relazione sacra tra noi e la natura. Il mio concetto di druidismo è l’ascolto dello spirito, degli avi, l’avanzare passo passo con cautela, ed offrire la mia creatività con coraggio, sincerità ed umiltà. Ciò che udivano i druidi millenni fa, in qualche modo è presente ancora oggi: scende la stessa pioggia, gli stessi mari si frangono contro le coste, si respira, si ride e si piange immersi nella stessa aria. Tuttavia le loro vite erano diverse, le necessità della terra; la gente, gli dei erano diversi, e ciò dà un senso di come la religione sia cambiata. Oggi promuoviamo delle campagne per impedire che una strada venga costruita attraverso un’antica foresta; gli antichi Druidi avrebbero aiutato a decidere il giusto percorso di quella strada. Oggi come allora i sacerdoti ascoltano gli spiriti della natura e la voce degli avi. Solo una piccola minoranza nella comunità druidica mondiale vorrebbe avere una sorta di “continuità” col passato. Tuttavia, essi devono scegliere solo ciò che possono ricreare, e rassegnarsi a lasciar perdere ciò che non potrebbe essere accettabile alla cultura moderna. Dopo tutto, non molti nella nostra cultura vorrebbero realmente vedere le teste dei nostri “nemici” decomporsi lentamente appese alle pareti dei templi! Addirittura, lo stesso concetto di “nemico” mi suona superato, basato sulla stessa attitudine comportamentale che ci ha condotti alle Guerre del Golfo, e che risolve ben poco. La natura fluisce, le società cambiano. Ma il Druido ascolta il canto degli Spiriti, come ha sempre fatto.

Oggi possiamo ancora parlare di “tradizione druidica”, non potendo contare su prove storiche?

In Gran Bretagna sento gente parlare di cose “tradizionali” anche se queste avvengono solo da pochi anni! Ma queste persone ne parlano ridendo, e con una scintilla di scherno negli occhi. Questo forse dimostra più d’ogni altra cosa come noi non ci prendiamo troppo seriamente. Siamo seri sulla spiritualità, ma non verso noi stessi. Credo però che la vostra domanda si riferisca alla magia della tradizione orale. Senza fonti scritte, non abbiamo dati che possiamo definire “scritture”, ovvero regole scritte dagli dei per essere obbedite. Non abbiamo dogmi. Persino i nostri miti sono stati scritti e riscritti troppe volte, e con troppe influenze per suonare autentici; è difficile trovare le vecchie narrazioni in forme che ancora riflettano lo spirito ancestrale. Di conseguenza, ogni situazione, ogni momento, ogni luogo, viene onorato come unico, e richiede una sua particolare risposta. Il druido non fa riferimento a codici o leggi scritte secoli o millenni fa per sapere cosa fare. Al contrario, cercando di udire le voci degli antenati, la melodia del vento, la storia nelle pietre, impara ad essere ricettivo/a alla saggezza del presente. Così, quando compiamo un rituale, usando parole moderne, esso può tuttavia essere definito tradizionale se abbiamo trovato quelle parole usando un’antica pratica spirituale… cercando profonda ispirazione, ascoltando con la nostra anima le armonie dello spirito. Se invece raffazzoniamo un rito mettendo insieme delle parole che abbiamo trovato su internet, magari consapevoli solo in parte di ciò che stavamo facendo, discutendo e chiacchierando con i nostri colleghi d’ufficio, le annotiamo e poi le leggiamo durante il rito, allora no, questo non ha nulla di tradizionale. In realtà, comunque, si può considerare la cosa da più punti di vista. Penso sia facile perdersi nel passato, cercando le testimonianze storiche di ciò che stiamo facendo, dimenticando che vivere un percorso sacro significa viverlo QUI ed ORA. Per chiunque pratichi il druidismo è comunque fondamentale studiare tutte le testimonianze storiche disponibili sulla nostra spiritualità: miti trascritti e poemi, archeologia e storia, folklore, arte e letteratura. Ma facciamo ciò in cerca di ispirazione, non di regole. La ricerca dell’ispirazione, e come la convertiamo in creatività, è alla base della “tradizione Druidica”.

 Nell’antichità, i Druidi rivestivano un ruolo particolarmente importante nella società tribale. Come possiamo considerare questo ruolo oggi?

I Druidi detenevano un grande potere politico e sociale nella società antica. Io non sono convinta che tale posizione fosse così salutare. Ove la cultura druidica subì persecuzioni, fu perché là ci fu qualcuno ansioso di conquistare e sottrarre quel potere. Mi piace pensare che i Druidi appresero come conservare il loro potere spirituale… operando una differenziazione tra società e mondo naturale… senza la necessità di essere una élite politica. La politica interferisce nella vita di ogni comunità. Chi si sente insicuro cerca il modo di sentirsi importante, di imporre il proprio volere sugli altri emotivamente, economicamente e socialmente. Ciò accade anche nella comunità pagana, anche se è triste ammetterlo. Nel complesso, le persone che rispetto di più in ambito druidico sono quelle di cui nessuno ha mai sentito parlare, individui che seguono il proprio cammino con perfetto onore, non sentendo la necessità di essere visti o conosciuti dagli altri. Credo che questa sia la miglior linea di condotta per i membri della comunità druidica: apprendere come fare una profonda differenza all’interno della società, pur senza ambire al potere politico. Nel silenzio, attraverso il canto e la preghiera, con ogni azione e decisione che intraprendiamo, noi possiamo seguire il percorso con rispetto. Secondo la mia esperienza, i grandi cambiamenti non si realizzano partendo da basi politiche, ma attraverso solide e potenti relazioni personali.

Possiamo affermare che oggi si stiano formando delle specie di “tribù” all’interno della società globalizzata?

Sì, assolutamente. È mia sincera e profonda speranza che tali tribù concordino sul fatto che ogni individuo possa condividere con gli altri comprensione ed esperienza, che si possa imparare insieme, istruendosi e sostenendosi a vicenda, in modo che ogni persona possa sviluppare il coraggio necessario per essere onesta, rispettosa, onorabile e sincera. Temo che le “tribù” possano sviluppare tendenze all’esclusivismo, allontanando coloro che non vi appartengono, imponendo pregiudizio ed emarginazione. È importante vigilare contro questo rischio per far sì che ognuno lavori onorevolmente ed in pace. Se così sarà, dalla cultura tribale potrà venire una forte spinta vitale, creativa, attiva e ricca d’entusiasmo. Quando le persone stanno vicine le une alle altre, ridendo, suonando, danzando e festeggiando insieme, la natura risponde con un incredibile splendore. E a noi non costa nulla, danzare insieme.

Puoi dirci qualcosa circa il simbolismo nella moderna pratica del druidismo?

[ AMESBURY, GRAN BRETAGNA – 20 GIUGNO 2010: Il Druido King Arthur Pendragon, conduce un rito al tramonto del Solstizio d’Estate, mentre la gente si riunisce presso il monumento megalitico di Stonehenge, sulla piana di Salisbury. Migliaia di individui festanti hanno iniziato a radunarsi per il tramonto nell’antichissimo cerchio di pietre per vedere l’alba il giorno seguente, che è il giorno più lungo dell’anno nell’emisfero settentrionale ed è noto come il Solstizio d’Estate. (Fotografia di Matt Cardy/Getty Images) ]

 Che grossa domanda! Vi dirò semplicemente quali sono i simboli che personalmente amo di più. Il primo è il simbolo dell’Awen: i tre cerchi con tre raggi sottostanti. Vedo i tre cerchi come il sole al suo sorgere o al suo calare. Nel nostro clima temperato, e quassù in Gran Bretagna, il sole sorge sull’orizzonte a nord-est in piena estate, direttamente ad est agli equinozi di primavera e d’autunno, e verso sud-est in pieno inverno. Io incoraggio i miei studenti a trovare un luogo ove possano osservare questo cambiamento lungo l’anno; è una potente meditazione. I raggi sono il dono che il sole ci fa in queste sacre feste solari. I cerchi per me sono anche le tre gocce di saggezza che stillano dal calderone dell’ispirazione, ed i raggi sono il flusso di questa saggezza spontanea nei nostri cuori. Oltre al sole, ed a gocce di cocente, magico fermento, il simbolo dell’Awen mi fa pensare ai cicli ed ai flussi della natura, allo scambio di ispirazione e di creatività. Il secondo simbolo è il Triskell. È il nodo celtico nella sua forma più semplice, le tre spirali che escono da un punto centrale. Per me riflettono l’eterno flusso della vita, dell’esistenza, della natura. Non concepisco il momento della creazione dell’universo, né posso immaginare il suo ultimo respiro, poiché lo vedo come un unico, infinito ma cangiante flusso di energia. Ciò è altrettanto potente sia quando pensiamo ai nostri piccoli attimi di vita, sia nel momento in cui riflettiamo sulla scienza o sulla metafisica dell’universo. Ci insegna a lasciar andare il passato e a vivere il presente. Io vedo le tre spirali anche come i tre mondi della nostra teologia tradizionale: terra, mare e cielo. Nel nodo centrale è il potere dello spirito che nutre la natura, che tutto riempie di vita. È una meditazione magica.

Per finire, vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Non ha importanza il modo in cui tu chiami te stesso: druido, pagano, strega, filosofo, mistico, mago. Queste parole sono potenti invocazioni, ma sono anche profondamente personali, avendo diversi significati per ognuno di noi. Nemmeno ha importanza ciò che sai, quali libri hai letto, chi ti ha insegnato, o iniziato, e dove sei stato. Ciò che importa è ciò che fai. Avviamoci insieme, come esseri umani risvegliati alla saggezza della natura e degli avi, con reverenza verso gli dei. E camminiamo insieme con sincerità e rispetto, condividendo la gioia, l’ispirazione e l’estasi della vita. Tutti possiamo fare la differenza.

LINKS DI APPROFONDIMENTO:
Emma Restall Orr su WikiPedia

 [ Articolo pubblicato il 09/03/11 e scritto da “Beith” ]


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